Reppucci, due thriller a sfondo scientifico

Storie romanzate tra fusione fredda e terremoti artificiali


di Daniela Mimmi


Jeremy Larenzi, un biologo italo-americano dall’esistenza piuttosto sregolata, acquista in Italia una proprietà in cui si trovano le macerie di un’antica abbazia bombardata alla fine della seconda guerra mondiale. Il ritrovamento di un vecchio manoscritto tra le rovine, cambierà radicalmente la vita dello scienziato. Lorenzo Ripamonti è invece l’assistente di uno scienziato morto insieme a due colleghi con cui stava seguendo un progetto coperto dal massimo segreto.

Sono i due personaggi principali degli ultimi romanzi di Loredana Reppucci, rispettivamente «Intrigo inquietante» e «Il segreto di Florian Kant», che la scrittrice presenterà questo pomeriggio alle 18, presso la libreria Mardi Gras a Bolzano.

Matematica e fisica, Loredana Reppucci è stata tra le prime donne a intraprendere una carriera nell’informatica. E’ stata manager e consulente nel settore, ma ha sempre amato la scrittura e scrive da quando era piccola. «Ho fatto il Liceo classico, quindi la mia base umanistica e letteraria ce l’ho. Poi ho scelto la fisica e la matematica, ma la passione della scrittura mi è sempre rimasta. - afferma la scrittrice dalla sua casa di Cavalese - Ho sempre scritto, adesso sono in pensione, lavoro lo stesso ma ho più tempo per scrivere».

Prima due romanzi d’amore e poi due thriller. Com’è avvenuto il passaggio?

«Sì, “Pueblo blanco” e “Il profumo di mirra” erano due romanzi d’amore, ma piuttosto avventurosi. Sono passata al thriller perchè è la forma letteraria più semplice e consona per denunciare cose che nessuno deve dire e nessuno deve sapere».

Ad esempio?

«Intrigo Inquietante è centrato sulla fusione fredda. È un problema nascosto e che va tenuto nascosto. Un regista della Rai ha fatto un’indagine in Libano e ha scoperto che utilizzano proiettili con principi di fusione fredda. Non sono armi convenzionali, ma non sono catalogate. Da lì è nata l’idea per quel libro. Il secondo, invece, “Il segreto di Florian Kant”, affronta il tema della clonazione umana, altro tema spinoso di cui non si deve parlare. Mi piace affrontare temi attuali e appunto, segreti, nascosti all’umanità, in un contesto ovviamente romanzato. Nei miei libri non ci sono sparatorie e delitti e non c’è il classico agente 007 che alla fine risolve tutto».

E in estate uscirà il prossimo. Di cosa parla?

«Del butterfly effect, ovvero il battito d’ali di una farfalla a Tokyo che può avere ripercussioni in Messico. Infatti si intitola “E se domani una farfalla”. Parlo dei terremoti artificiali, come quello in Giappone. Ormai si ha la certezza che non era naturale. I terremoti vengono provocati nelle distese deserte della Russia o nell’Artico, ma nessuno deve saperlo».

E’ mai stata minacciata?

«Sono stata insultata durante una presentazione, ma per fortuna i miei lettori e i miei amici mi hanno difeso».

Scrivere romanzi del genere presuppone una notevole documentazione.

«Sì, infatti, per fortuna ha gente che mi aiuta. Sono un po’ come Michael Crichton: da Congo a Jurassic Park c’è sempre una base scientifica molto precisa».

E a Cavalese come ci è arrivata?

«Sono nata a Tivoli, da madre emiliana e padre irpino. Ho studiato a Bolzano, Aosta e Modena, ho lavorato a Finale e Bergamo. Sono una zingara, ma per il momento sono ferma qui...».

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