Ressa per i saldi e i prezzi sono «mini»

Primo giorno con tanti turisti, anche russi. Contro la crisi le grandi catene puntano sugli articoli da 5 o 10 euro



BOLZANO. Partenza quasi col botto in termini di affollamento; a sentire i commessi le vendite sono andate anche abbastanza bene, ma c’è un ma. A tirare sono soprattutto i miniprezzi, una trovata delle grandi catene. Basta con la percentuale che fa da specchietto per le allodole e non inganna quasi nessuno. Molto meglio proporre articoli a miniprezzi. Il record in un noto negozio di abbigliamento per giovani donne in via Goethe. All’entrata sta un cartello inequivocabile: “Miniprezzi: 2, 3, 5, 7 euro”. È la nuova frontiera contro la crisi. Ovvio, per chi se la può permettere, vendendo stock amplissimi di articoli a basso prezzo. Mentre gli altri, specie i negozi classici del centro, ci venga consentito dire “sudtirolesi”, languono.

I saldi di fine stagione sono ufficialmente iniziati ieri mattina, con prolungamento in serata fino alle 23. Affollatissimo, l’avvio, anche grazie alla miscela fra bel tempo, estremo desiderio dei turisti dolomitici di scaldarsi le ossa in un avvio di estate così così, fine o quasi degli esami, necessità di comprarsi qualcosa di nuovo per le imminenti vacanze al mare. Ma sono saldi un poco differenti, quest’anno. La crisi impone ai negozianti di sperare più che mai nelle svendite e li induce ad attuare strategie alternative. La prima e più evidente? La sparizione dei grandi sconti, a favore dei piccoli prezzi. La cartina di tornasole, ieri mattina, era H&M. Per politica aziendale, nemmanco una percentuale, solo cartelli in euro. Appena entrati ci sono gli articoli a 5 euro, poco oltre quelli da 10, in fondo quelli da 15. Inutile tentare i clienti con le sirene dei supersconti. I più sanno cosa costava prima il tale articolo e quanto possono permettersi di spendere ora. Ai camerini c’è la fila, come pure alle casse. Anche a Piazza Italia la fa da padrone il cartello tutto a 5 euro. “Attenzione riferimenti espliciti a offerte scandalose”, ammicca una procace silhouette femminile all’entrata. Da Zara siamo in una fascia di prezzo un po’ superiore, ma la questione è la medesima: importa a pochi la percentuale, si punta a quanto si finisce con lo spendere.

Poi ci sono i classici, per esempio i franchising storici di marche italiane. Lì, si sa, si parte dal 30% e si va avanti al rialzo ad oltranza: vince chi riesce ad accaparrarsi al 70% l’articolo che gli interessa prima che lo finiscano. Poi ci sono i negozi più su di livello, che espongono percentuali di sconto minori. La media - ma, attenzione, in vetrina - è del 50%. La novità vera però, se non abbiamo preso un abbaglio, è un cartello affisso alla vetrina di Simona Barbieri. È scritta in cirillico. Chissà come si legge e come si pronuncia, ma invita i russi alle svendite.©RIPRODUZIONE RISERVATA













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