Montagna

Rifugi, ripartenza in salita. Il Cai: «Di nuovo aperti ma con regole troppo rigide» 

I vertici della sezione bolzanina hanno fatto un sopralluogo ai rifugi Chiusa e al Corno del Renon. Il presidente Cristoforetti: «Chiediamo più tolleranza per i pernottamenti di chi ha il Corona Pass»


Antonella Mattioli


BOLZANO. «Massimo rispetto delle regole anti-Covid, perché non possiamo permetterci che scoppi un focolaio, sarebbe la fine della stagione. Ma per chi è vaccinato, testato, guarito serve un po’ più di tolleranza in particolare per quanto riguarda i pernottamenti nei rifugi. Attualmente è previsto che si possa occupare solo un terzo dei letti. Ma bisogna considerare che parliamo di rifugio, non di albergo. Non posso negare l’ospitalità a chi, magari durante un’attraversata, si trovi in difficoltà per un improvviso peggioramento del tempo, però d’altra parte ho i limiti imposti dall’emergenza Covid».

Riccardo Cristoforetti, storico presidente del Cai Bolzano, l’altro giorno - come da tradizione prima di partire per il mare altra sua passione dopo la montagna - assieme al vice Maurizio Veronese e a Sergio Massenz, responsabile dei rifugi, è andato a fare un sopralluogo ai rifugi Chiusa e Corno del Renon, passando per Malga Sella. È stata l’occasione per parlare con i gestori adesso che la stagione sta per partire e si annuncia all’insegna del tutto esaurito. Come l’anno scorso, se non addirittura meglio, dopo tanti mesi di vita “sospesa”.

Voglia di libertà e Covid

La difficoltà è riuscire a conciliare la voglia di libertà con le regole imposte dal virus, per evitare che in alta quota possa ripetersi quanto sta succedendo, proprio in questi giorni, in Alto Adige con due focolai di variante indiana (Delta) in due alberghi di Luson e Naturno. Ci sono venti dipendenti malati; ma sono complessivamente otto le strutture alberghiere, distribuite in diverse zone dell’Alto Adige, dove sono stati individuati casi di Covid (non Delta) tra i collaboratori.

«Per ridurre il più possibile i rischi - dice il vicepresidente Veronese - è auspicabile che quanti lavorano in un rifugio - e non solo loro - siano vaccinati. La stagione in quota dura un paio di mesi ed è fortemente condizionata dal meteo. Se si dovesse chiudere causa Covid, sarebbe un disastro».

Di qui la raccomandazione ai gestori a non abbassare la guardia. «Per venire loro incontro - spiega Cristoforetti - vorremmo acquistare dei tamponi rapidi autosomministrati che potrebbero offrire a chi non ha il Corona Pass».

Il pranzo al rifugio

Il problema non riguarda tanto chi durante una gita si fermerà a mangiare uno strudel o un piatto di pasta al rifugio, perché in questo caso valgono le regole che si applicano al ristorante in città. Ovvero non è richiesta alcuna certificazione. Però ci sono delle limitazioni sui posti a sedere all’interno, dettate oltre che dalle ordinanze e dai Dpcm anche e soprattutto dal buonsenso. Le tavolate, in particolare nei rifugi, sono una bellissima occasione di socializzazione oltre che una necessità in caso di maltempo o mancanza di spazio, però in tempi in cui il virus - seppur meno - continua a circolare, sono rischiose.

Il pernottamento

«Il consiglio valido sempre e ancora di più di questi tempi - spiega Massenz - è di telefonare al rifugio nel caso in cui si intenda pernottare, perché al momento si può occupare solo un terzo dei letti e bisogna avere il Corona Pass».

Cristoforetti pensa di dotare i rifugi dei tamponi autosomministrati, anche per i casi di emergenza in cui uno, non vaccinato, sia costretto causa maltempo o imprevisto, a fermarsi per la notte. Resta la raccomandazione a vaccinarsi, perché in questo modo si eviterebbero una serie di problemi.

Malga Boccia

È un gioiellino che la sezione del Cai Bolzano ha ricostruito all’Alpe di Siusi. «Peccato - dice Cristoforetti - che dall’estate scorsa non sia più utilizzabile sempre causa Covid. La struttura dispone di una quindicina di posti ed è autogestita. Veniva messa a disposizione dei soci che ne facevano domanda al prezzo di 15 euro al giorno». Un’ occasione per concedersi qualche giorno in montagna con vista sul Sassolungo per i soci Cai e un modo per fare un po’ di cassa per i proprietari, ovvero la sezione di Bolzano. «Aspettiamo direttive dal Cai centrale. La nostra speranza è di poterla riaprire quanto prima».

L’ovovia di passo Sella

Durante il giro dei rifugi i vertici del Cai Bolzano hanno incontrato anche Igor Marzola, proprietario dell’ovovia che da passo Sella porta al rifugio Toni Demetz, sulla Forcella del Sassolungo. L’imprenditore vorrebbe sostituire l’impianto, che trasporta solo un paio di persone a cabina, con uno moderno ed ovviamente con una maggior capienza. Ma ha bisogno, tra le altre cose, dell’autorizzazione del Cai, proprietario dei terreni. Nessuno al momento si sbilancia: «Ne parleremo - taglia corto Cristoforetti - prima all’interno del direttivo e poi in assemblea. La questione è molto delicata».













Altre notizie

l’editoriale

L’Alto Adige di oggi e di domani

Il nuovo direttore del quotidiano "Alto Adige" saluta i lettori con questo intervento, oggi pubblicato in prima pagina (foto DLife)


di Mirco Marchiodi

Attualità