Rifugio antiaereo di via Parma Il quartiere chiede la tutela 

La nostra memoria. L’Ipes rimuove il chiosco dei fiori. Sotto, c’è ancora l’ultimo tratto esistente del ricovero contro  Ile bombe. I consigliere Caruso: «Testimonianza preziosa, il Comune lo valorizzi inserendolo nel percorso Storia e Memoria»


Davide Pasquali


Bolzano. Per decenni a metà di via Parma c’è stato un chioschetto, dato in concessione dall’Ipes, che adesso lo ha rimosso. Ormai, per via dell’età, a ricordarsi di cosa ci fosse sotto sono rimasti davvero in pochi, in città. Si tratta di un ricovero antiaereo tubolare, di quelli realizzati a ridosso della seconda guerra mondiale per permettere ai bolzanini dei rioni popolari di trovare un seppur minimo rifugio durante i bombardamenti aerei. Ora, nel rione si leva forte la richiesta di tutelarlo, perché è l’unico tratto di tubolare accessibile rimasto in città. Si fa portavoce della richiesta il consigliere comunale Marco Caruso: «Si tratta di una testimonianza storica preziosa, specie per la storia del quartiere e della nostra città. Il Comune potrebbe attivarsi per rilevarlo dall’Ipes e trasformarlo in una stazione del percorso Storia e Memoria, elaborato grazie all’Archivio Storico del municipio, magari usandolo per esporre le fotografie degli altri rifugi antiaerei della nostra città».

Solo pochi scalini, in legno, gli stessi da decenni. E sottoterra, poco niente. Qualche metro quadrato. La volta in cemento autarchico fine anni Trenta-inizio anni Quaranta, chissà se armato a dovere. La sezione del ricovero è una sorta di ogiva. A destra e sinistra, due pancacce, scomode, in cemento. Ne esistevano diversi, in città, di tubolari così, specie nei quartieri popolari, a ridosso dei complessi di edilizia operaia. Perché se abitavi a Gries, per ripararti dai bombardamenti potevi trovar rifugio nel ventre del Guncina, dove a suon di mine erano stati ricavati almeno cinque ricoveri, alcuni di dimensioni notevolissime. E se vivevi in via Torino, lattanti in braccio e bimbi per mano, quando scattava l’allarme, di corsa magari riuscivi ancora ancora a raggiungere le gallerie - ve n’erano più d’una - del Virgolo. Ma se abitavi in via Parma o ancor più a Ovest, non ce la facevi mica a raggiungere le gallerie sottoroccia. E allora l’unica speranza erano i lunghi tubolari, sotto 2 soli metri di terra. Alcuni ricoveri nei decenni sono stati demoliti per fare posto a edifici, altri sono stati interrati. Rimangono solo questi pochi metri.

Scrive Caruso in una mozione spedita in Comune: «In via Parma, quasi all’incrocio con via Piacenza, in questi giorni è stato rimosso un chiosco adibito a vendita di fiori sito su un terreno di proprietà dell’Ipes. Da informazioni avute per ora, l’Ipes pare che sull’area non abbia progetti ulteriori. Sotto all’area in questione è presente l’ultimo rifugio antiaereo di tipo tubolare rimasto in città, della lunghezza di circa 4 m lineari e risalente alla II Guerra Mondiale. Nel Quartiere Don Bosco è già presente il Percorso Storia - Memoria che comprende il muro del lager, San Pio X e la casa Semirurale. A tale percorso sarebbe auspicabile aggiungere il rifugio antiaereo, magari esponendo al suo interno le fotografie di tutti i rifugi antiaerei della città e del periodo storico». Tutto ciò premesso, propone: «Il Consiglio Comunale impegna il Sindaco e la Giunta a prendere contatti con Ipes e Archivio Storico e ad attivarsi per la salvaguardia e la valorizzazione del rifugio e della messa a fruizione della cittadinanza e interessati aggiungendolo al percorso Storia - Memoria».













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