CALDARO

Rilanciati vitigni centenari di «Schiava» a Caldaro

L’enologo Sanin e l’agronomo Curtaz hanno selezionato settanta ceppi. Carpi: «Fino a 20 anni fa si puntava più sulla quantità che non sulla qualità»


di Federica Randazzo


CALDARO. Quando si beve un vino si esplora un territorio. Da questa convinzione nasce il progetto della Cantina Erste+Neue (Prima & Nuova) di recupero di piante centenarie di uva schiava, il vitigno più rappresentativo del lago di Caldaro. Il desiderio è quello di tutelare e valorizzare questa varietà che, a partire dagli anni Ottanta, è stata sacrificata per ragioni di mercato. Per andare incontro ai gusti dei consumatori, infatti, grandi quantità di schiava sono state estirpate per far posto a vitigni internazionali, come lo Chardonnay o il Sauvignon. A scommettere su questa varietà autoctona, considerata la “Cenerentola” dei vitigni, non poteva che essere un uomo coraggioso ed appassionato come Gerhard Sanin, il giovane enologo della Prima & Nuova. «L’idea di recuperare e riprodurre viti centenarie di schiava – racconta Gerhard - è nata due anni fa insieme all’agronomo Federico Curtaz. Abbiamo visto estirpare delle vecchie piante di grande qualità ed abbiamo pensato che fosse un peccato che il nostro patrimonio vitivinicolo venisse cancellato per far spazio a varietà internazionali».

Gerhard e Federico hanno, quindi, selezionato 70 ceppi centenari e realizzato un vigneto sperimentale di 4000 viti di schiava. Attraverso delle microvinificazioni verrà poi fatta una selezione dei ceppi migliori da riprodurre. Gerhard ha respirato schiava fin da piccolo, quando aiutava lo zio nella vendemmia e curiosava in cantina affascinato dal mosto in fermentazione. A quell’epoca voleva fare il cuoco, gli piaceva l’idea di lavorare con i sapori e gli aromi, di fare qualcosa di “palpabile”. Poi ha capito che era il vino la materia ideale per esprimersi e che la valorizzazione dell’identità locale era la giusta carta da giocare. Ha creduto fin da subito nelle potenzialità della Schiava, che considera la massima espressione di questo territorio, e nella possibilità di farne dei grandi vini. Quello che cura insieme a Curtaz è un progetto pionieristico che permetterà di avere una risorsa di materiale genetico col quale rinnovare i vigneti del Lago di Caldaro. «Grazie a questo progetto – spiega l’enologo – le coltivazioni potranno essere reintegrate con ceppi di schiava originaria del luogo, anziché con i cloni esistenti sul mercato». Come racconta Andrea Carpi, direttore della Erste+Neue, «fino a 20 anni fa la schiava veniva usata per la sua grande produttività e si puntava più sulla quantità che sulla qualità del vino».

La Erste+Neue ha invertito la rotta e, grazie alla simbiosi fra storia e innovazione, ha dato vita ad un prodotto di eccellenza, com’era la Schiava delle origini. Questo vino era infatti apprezzato in tutto l’Impero austroungarico, da Vienna a Praga, ed è stato il primo altoatesino ad ottenere nel 1970 la denominazione di origine Controllata (Lago di Caldaro doc). Si sta cercando di ritrovare quell’elevata qualità nelle viti centenarie, che hanno grappoli spargoli, acini piccoli ma più saporiti e con una buccia più spessa delle viti giovani. Caratteristiche che regalano al vino un colore più intenso ed un ampio spettro di profumi. Lavorare quest’uva dal basso contenuto di acidi e tannini non è cosa facile. Per farne un gran vino ci vuole un enologo paziente e sensibile, che si prenda il tempo di comprenderne il potenziale per poterlo rendere al massimo. Sanin è riuscito in questa impresa e la sua lungimiranza ed entusiasmo sono stati premiati. La Erste+Neue, infatti, è stato il primo produttore a conquistare nel 2012 i Tre Bicchieri del Gambero Rosso con il Puntay Kalterersee (Lago di Caldaro DOC) 2010. «Fino a pochi anni fa era quasi un sogno pensare di poter prendere questo riconoscimento con un vino ottenuto da schiava», dice il giovane enologo con un misto di modestia ed orgoglio. Il successo della Erste+Neue si è ripetuto nel 2014 ed è stato confermato anche quest’anno: è notizia di pochi giorni fa che il Kalterersee Leuchtenburg 2014 ha ottenuto i Tre Bicchieri.

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Si tratta di un vino dalla grande bevibilità, con spiccati sentori fruttati di ciliegia, dotato di una bella freschezza e di un tannino fine, che chiude molto delicatamente. È l’eleganza, però, quello che per Sanin rende grande e riconoscibile questo vino e ciò su cui bisogna puntare per farlo apprezzare sempre di più. Non è un caso che il progetto di tutela delle viti centenarie sia partito da un’azienda come la Erste+Neue che rappresenta un pezzo di storia vitivinicola dell’Alto Adige e che da sempre è dedita alla valorizzazione di questo territorio. Nata nel 1986 dalla fusione della Prima Cantina sociale “Erste” con la Nuova Cantina Sociale “Neue” di Caldaro, la cooperativa vanta 30 diversi vini e 3 linee di produzione: la Classic o base, la Cru, che privilegia vigneti vocati e la Puntay, il vertice qualitativo della produzione. «Nella scelta di puntare su una varietà autoctona – ha dichiarato Carpi – c’è anche un senso di responsabilità verso il nostro territorio” perché - come recita il motto della cantina – «il vino è molto di più di qualcosa da bere».

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