Rimpatri, c’è l’alleanza tra governatori 

Le Regioni accolgono la richiesta di Kompatscher: «Servono regole chiare per chi non ottiene lo status di rifugiato»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Kompatscher ha siglato ieri l’asse tra i governatori del nord (ma non solo) che chiedono «regole chiare per il rimpatrio» per i richiedenti asilo che hanno ricevuto un diniego alla richiesta di protezione internazionale. La Conferenza delle Regioni, riferisce Arno Kompatscher, «ha deciso di convocare con urgenza la commissione interna che si occupa di immigrazione, fare proprie le richieste dell'Alto Adige, e poi presentarle al futuro governo nazionale». E se serve, verrà aperto un Cie, un centro per il rimpatrio, anche in Trentino Alto Adige. Come anticipato, Kompatscher aveva chiesto l’inserimento nell’ordine del giorno del tema dei richiedenti asilo che devono lasciare i centri di accoglienza dopo il diniego delle commissioni territoriali e del Tribunale, nel caso di ricorso. I numeri sono ancora bassi, ma tra il 2019 e il 2020 secondo la Caritas, solo in Alto Adige potranno trovarsi in questa situazione fino a 800 persone. «Come dobbiamo comportarci con queste persone?», è la prima domanda di Kompatscher, che ieri ha parlato anche a nome del collega trentino Ugo Rossi, «C’è un tema umanitario e anche di ordine pubblico, perché rischiamo di trovarceli nei parchi cittadini». I presidenti chiedono al governo come agire, sottolinea Kompatscher, «in attesa del rimpatrio». Il Commissariato del governo sta elaborando un piano, che verrà discusso nel vertice della prossima settimana . Il tema degli «invisibili», che si troveranno privi di status e documenti, è sentito da tutte le regioni. «Alla vigilia sembrava che molti presidenti avrebbero inviato i loro delegati alla seduta», riferisce Kompatscher, «invece sono arrivati, tra gli altri, anche Fedriga del Friuli Venezia Giulia, Fontana della Lombardia e l’assessore incaricato del Veneto, che hanno chiesto di anticipare la discussione su questo punto perché poi avevano altri impegni». Il numero delle persone che via mare o via terra raggiungono l'Italia è in calo: in Alto Adige si è passati nell'ultimo anno da 1.700 a circa 1.500 richiedenti asilo. «Vogliamo fare la nostra parte e rispettare tutti gli obblighi di tipo umanitario e legati al diritto internazionale, ma c'è bisogno di un sistema di regole chiare, e soprattutto è necessario farlo rispettare», ha detto Kompatscher. Uno dei nodi, ha sottolineato, è la mancanza, a differenza di ciò che avviene per gli sbarchi via mare, di un sistema di riparto nazionale (sulla base della consistenza della popolazione delle regioni) per i richiedenti asilo che raggiungono autonomamente l'Italia via terra da altri Paesi europei oppure da altre parti del territorio nazionale: «Il problema riguarda principalmente le regioni di confine del nord Italia per motivi meramente geografici. Non vi è alcun motivo per trattare queste persone in maniera diversa rispetto a coloro che raggiungono l'Italia attraverso la rotta del Mediterraneo». Il secondo punto trattato riguarda la necessità di una «linea chiara e unitaria nei confronti non solo dei richiedenti asilo che si vedono negata la richiesta di protezione internazionale, ma anche di coloro che ottengono risposta positiva alla domanda ma sono privi di sistemazione in quanto, proprio in virtù del nuovo status, devono lasciare le strutture di accoglienza». E' fondamentale, ha sottolineato Kompatscher, «che vengano fissate regole chiare per il rimpatrio di coloro che hanno ottenuto il no definitivo alla richiesta di asilo, e soprattutto che lo Stato ponga in essere le misure concrete e necessarie per farle rispettare. L'aspetto fondamentale è che vi sia un'unica linea a livello nazionale, altrimenti si corre il rischio che le persone si spostino da una Regione all'altra sulla base delle diverse situazioni. Tutta l'impalcatura del sistema di asilo è destinata a perdere di efficacia e credibilità se non vi è una differenziazione nel trattamento di chi ha ottenuto o meno il diritto di asilo».

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