Rispoli: tricolore, verdetto sconcertante

Il procuratore auspica una impugnazione in Cassazione. «Qualsiasi bandiera rappresenta una comunità e merita rispetto»


di Mario Bertoldi


BOLZANO. A palazzo di giustizia qualcuno, tra gli addetti ai lavori, l’ ha bollata come «sentenza eversiva». Il procuratore capo Guido Rispoli è stato un po’ meno severo nella forma ma ugualmente determinato e fermo nella sostanza e ha parlato di «sentenza sconcertante». Il nuovo motivo di attrito tra Procura, Tribunale e Corte d’appello è costituito dalla sorprendente sentenza di secondo grado emessa a carico degli esponenti del «Südtiroler Freiheit» per la nota vicenda del manifesto secessionista, con la bandiera italiana raffigurata come un rifiuto da “spazzare via” con una scopa di saggina. Denunciati per vilipendio alla bandiera, Eva Klotz, Sven Knoll e Werner Thaler furono condannati in primo grado dal giudice Ivo Perathoner ad una multa di 3 mila euro a testa mentre sono stati tutti assolti in appello «perchè il fatto non costituisce reato». I giudici di secondo grado (Segna, Monaco e Klammer), ignorando completamente una valutazione di indirizzo opposto della Corte di Cassazione (che si era pronunciata in merito alla legittimità del sequestro preventivo degli stampati) hanno ritenuto che il manifesto fosse espressione di un progetto politico e di una critica nei confronti dello Stato Italiano, sicuramente aspra ma legittima, sulla base del principio della libera espressione del pensiero sancito dall’articolo 21 della Costituzione italiana. I giudici debbono ovviamente ancora motivare la sentenza ma sembra scontato che abbiano ritenuto prevalente - così come invocato dall’avvocato difensore Nicola Canestrini - il diritto di critica e di espressione anche sull'eventuale necessità di difendere il decoro dei simboli delle istituzioni. E proprio su questo punto si innesca un altro fronte di polemica perchè è vero che il precedente pronunciamento della Cassazione può essere considerato non vincolante dal giudice di merito, ma è anche vero che il limite al diritto alla libera espressione del pensiero (principio base sancito in Costituzione) è di volta in volta stabilito dal legislatore a cui un giudice non può sostituirsi. Anche e soprattutto in un caso come questo ove in ballo ci sono i simboli di uno Stato ed una bandiera che rappresenta un punto di riferimento dell’identità di un popolo. Severo, come detto, il commento alla sentenza da parte del procuratore capo Guido Rispoli che all’epoca curò il sequestro dei manifesti e mise sotto accusa i responsabili. «E’ una sentenza assolutamente sconcertante - ha detto ieri - perchè si pone in palese contrasto con la pronuncia della Corte di Cassazione del 2011 che aveva dichiarato la sussistenza del reato nel momento del riesame sul sequestro di questi manifesti». «Voglio sperare - ha detto ancora il procuratore - che l’Avvocatura generale presenti ricorso per Cassazione perchè io resto dell’avviso che la bandiera, qualunque essa sia (italiana, austriaca, tedesca. americana) è qualcosa che rappresenta una comunità e meriti assoluta tutela. Quindi la libertà di manifestazione del pensiero, che è sacrosanto e sancito dalla Costituzione, deve piegarsi di fronte ad alcuni valori ed immagini che identificano una comunità».

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