Roma dice «no» Vienna ora frena 

Dopo le proteste, Kurz annuncia «collaboreremo con l’Italia» Tensioni nella Svp. Palermo: moratoria sui temi etnici


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Doppio passaporto, Vienna corregge il tiro. Dopo lo scatto in avanti in solitaria, rispetto al governo italiano, il neo cancelliere Sebastian Kurz ha promesso ieri «cooperazione con l’Italia» nel processo di (eventuale) conferimento della doppia cittadinanza a sudtirolesi e ladini. L’annuncio è arrivato durante la conferenza stampa di Kurz e di Heinz-Christian Strache, il vice cancelliere del partito di estrema destra Fpö. Il chiarimento austriaco arriva dopo la reazione forte, ufficiale e non ufficiale, del governo italiano. Se le dichiarazioni del ministro degli Esteri Angelino Alfano sono apparse criptiche (annunciata per oggi una sua telefonata con il ministro austriaco degli Esteri Karin Kneissl), per due volte sono intervenuti il viceministro Mario Giro e il sottosegretario Benedetto Della Vedova. Chiusura netta anche del sottosegretario agli Affari regionali Gianclaudio Bressa. Ciò che non è pubblico, sono le telefonate, le richieste di chiarimenti, le proteste intercorse tra Vienna e Roma, con triangolazione su Bolzano.

Il presidente Arno Kompatscher riferisce di sue telefonate, si intuisce meno cordiali del solito: «Ho parlato con il governo, ho spiegato come intendiamo noi questo processo, con spirito pienamente europeo, e che naturalmente dovrà avvenire con la collaborazione tra i due Stati nella definizione dei tanti punti aperti».

La vicenda lascia tracce nella Svp. Se l’Obmann Philipp Achammer ha contribuito alla stesura di quel passaggio inserito nel programma austriaco, per non lasciare l’operazione interamente nelle mani della destra austriaca e sudtirolese, la Svp più istituzionale e parlamentare ha sofferto l’accelerazione e l’esposizione nei confronti di un governo finito sotto i riflettori europei.

In ogni caso, la conferenza stampa ad hoc annunciata per lunedì mattina nella sede della Svp per presentare l’accordo era stata cancellata e ridimensionata a un incontro con i media prima della seduta della Parteileitung. I musi lunghi di questi giorni raccontano il resto. Commenta Karl Zeller: «Achammer è riuscito a correggere il tiro, rispetto alla prima versione entrata nel programma austriaco. Non possiamo rischiare di finire schiacciati nell’angolo».

LA FRENATA DI KURZ. Così il cancelliere austriaco (Övp) ieri: «Si tratta di qualcosa che ovviamente intendiamo realizzare soltanto in stretta cooperazione con l'Italia e con il governo di Roma. Nel nostro programma, siamo venuti incontro a un desiderio dei sudtirolesi espresso da tutti i partiti e soprattutto dallo stesso governo provinciale del Sudtirolo». I contatti con Roma, aggiunge Kurz, «sono eccellenti». Toni già diversi da quelli usati da Werner Neubauer, il parlamentare della Fpö arrivato lunedì a Bolzano per i festeggiamenti della destra locale, con una scaletta già pronta su contenuti e tempi per la doppia cittadinanza («2018, massimo 2019»).

LA PROVINCIA. Kompatscher ricorda che l’Italia nel 2006 accordò la doppia cittadinanza agli ex cittadini italiani inglobati nell’ex Jugoslavia e che «in Europa ci sono 25 situazioni di questi tipo». Lorenzo Dellai ricorda però che ci sono momenti e momenti, «e ora siamo in un periodo di ritorno dei nazionalismi». Benzina sul fuoco. Kompatscher punta a smorzare le polemiche. Parla di «allarme eccessivo». Si tratta, dice, «solo di una dichiarazione di intenti».

DA ROMA. «L'idea del governo Kurz-Strache era di concedere in massa la cittadinanza austriaca alla comunità di lingua tedesca e ladina dell'Alto Adige. Ovviamente ora Kurz fa marcia indietro rispetto a quella decisione unilaterale e questo è positivo»: questo il commento ieri del sottosegretario Della Vedova, che tiene fermo il punto e rincara, «quella misura, per come è stata proposta e da chi è stata proposta, è tutt'altro che europeista. Risponde piuttosto a un'idea etnonazionalista, disgregativa dell'Europa e perfino della comunità tedesca dell'Alto Adige, che è un benchmark mondiale di convivenza di una minoranza». E ancora: «Kurz e Strache si sono mossi come elefanti in una cristalleria. Questa può provocare un focolaio in altre regioni europee».

IL SENATORE PALERMO. Il vulnus dunque sta nell’azione unilaterale di Vienna, che rischia di danneggiare pure la Svp, che ha partecipato a quel tavolo di trattativa. Il senatore Francesco Palermo scandisce il suo giudizio negativo. Temperatura gelida verso contenuti e stile dell’azione austriaca. «Oltre alla complessità giuridica, conta la gravità del metodo», sottolinea Palermo, «La procedura unilaterale adottata da Vienna verso il governo italiano, come è sembrato finora, è la negazione di tutto ciò che sta alla base dell’autonomia e della sua tutela, vale a dire il principio della negoziazione». Infine Palermo, eletto con il simbolo Svp e Pd, che in queste ore sta valutando la ricandidatura, lancia la sua proposta alla Svp: «Perché non riprendiamo l’idea della moratoria sui temi etnici, proposta da Tommasini, e mai attuata?».

IL CENTRODESTRA. La deputata Michaela Biancofiore (Forza Italia) insiste sul caso Alfano: «Il ministro deve convocare l’ambasciatore austriaco in Italia o dimettersi, perché con grande evidenza ignora la storia della mia terra, quando parla di tutela delle popolazioni locali, alludendo chiaramente ai gruppi etnici maggioritari tedesco e ladino. Ancora più gravi sono i silenzi del premier Gentiloni e soprattutto del presidente Mattarella». Alessandro Urzì rilancia: «L’Italia, come fece l’Austria negli anni Sessanta, dovrebbe ricorrere all’Onu per l’evidente aggressione della sua sovranità. L’unilateralità della decisione assunta a Vienna costituisce una lesione del diritto oltre che di ogni regola della diplomazia».

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