Salghetti: «Il Pd cerchi un’intesa con i 5Stelle» 

L’ex sindaco: serve un’alleanza per difendere gli interessi della comunità italiana con la Svp


di Paolo Campostrini


BOLZANO. È cambiato tutto. Dunque, dice Giovanni Salghetti, i partiti dovrebbero prepararsi a cambiare prospettiva. Parte dal Pd, l'ex sindaco dei due mandati (più quello da commissarto).

Perchè dai dem?

Hanno sempre governato in Provincia, per cui immagino debbano essere loro a fare lo sforzo maggiore.

Partendo da dove?

Dalla prospettiva che temo possa avverarsi ma che non mi auguro... E cioè l'eventualità che, con Bizzo che ha diviso il fronte, facciano fatica a confermare due consiglieri.

Che si dovrebbe fare?

Penso, per cominciare, alla mia esperienza da sindaco. Nel mio primo mandato ci furono situazioni tali che, alla fine, la Lega entrò in maggioranza. Nella mia maggioranza, intendo.

Chi c'era allora?

Kurt Pancheri.

Che vuol dire con questo?

Che il tema vero è garantire una rappresentanza estesa e plausibile alla comunità italiana. La Svp deve governare con gli italiani, non ha scelta. Dunque servirebbe fare uno sforzo per guardare oltre i confini dei singoli partiti.

Immagina che il Pd debba tentare nuove alleanze?

Lo immagino. Ma non alleanze, intese, piattaforme sulle cose da fare.

E guardando in quale direzione?

Ci sono i 5 stelle. C'è anche la Lega che io smetterei di guardare come il nemico assoluto. Qui siamo in una piccola provincia.

Riassumendo: par di capire che il Pd potrebbe tentare qui quel dialogo con i grillini che invece si è precluso a livello nazionale, così aprendo le porte all'alleanza con Salvini?

Dico solo che c'era un dibattito, in quel momento, tra i democratici intorno alla possibilità di aderire o meno ad un governo di scopo con Di Maio. Poi si scelse di no...

E quindi, se per caso il Pd non riuscisse a "farne" due dovrebbe evitare di salire ancora sull'Aventino?

Qui si tratta di dare rappresentanza ad un gruppo etnico. Non serve divagare e fare ragionamenti da politica nazionale. Dunque, se si trovano basi valoriali comuni, penso all'autonomia, alla cura del gruppo etnico, alla scuola, allora potrebbero aprirsi prospettive nuove.

Ci sono segnali?

Ancora no, naturalmente. Ognuno fa il suo lavoro. Ma la Lega, per dire, ha scelto di non allearsi con la destra, con Biancofiore o Meloni.

È un segnale?

Intanto è un fatto.

Ma grillini e Lega attaccano sempre il Pd. Sui soliti temi...

Mah, non so se sui soliti. Intendo dire che siamo comunque in una situazione privilegiata. Certe parole d'ordine qui attecchiscono meno. La casa l'hanno quasi tutti, l'occupazione è al 2,9% dunque non lavora solo chi proprio non vuole. E anche sull'immigrazione e la sicurezza... certo ci sono episodi gravi, c'è ancora una certa percezione. Ma è una situazione imparagonabile alle realtà di altri capoluoghi. Temo solo una cosa...

E cioè?

Che il punto critico sia invece diventato il traffico. Su questo piano vedo che le opposizioni iniziano a battere.

Forse hanno ragione, no? Sono 20 anni che Bolzano è ferma. L'ultima opera è stata la sua Arginale...

E pensare che avevamo già deciso di raddoppiarla. Col raddoppio, oggi potremo aspettare con meno paure e problemi l'arrivo delle altre opere a Bolzano sud. A distanza di anni debbo dire che fu un grande errore non proseguire l'Arginale. Oggi useremo i ponti nei due sensi e anche la galleria. Peccato.

Colpa di chi?

Non faccio il giudice. È accaduto e basta. Resta il fatto che fu uno sbaglio.

E adesso?

Qualcosa si muove. Su Bolzano sud il Comune è almeno riuscito a convincere la Provincia a dare qualche finanziamento.

Günther Pallaver, commentando il sondaggio commissionato dal nostro giornale in agosto, ha detto che la vera palla al piede degli italiani è l'astensionismo: votano solo il 60%, tra i tedeschi invece l'80%...

È così.

Vede segnali di inversione di tendenza?

Mah, mi sembra ancora una campagna elettorale fiacca. C'è tempo ma non so se si scuoterà sul serio. Servirebbero nuove parole d'ordine e invece quello che leggo è il richiamo ai soliti temi.

Ma nel mondo di lingua tedesca, la campagna è caldissima: convegni, incontri, dibattiti.

È una realtà diversa. Le associazioni spesso lavorano insieme, sono loro a invitare i politici a dire le cose, li chiamano nelle assemblee, chiedono ragione.

E tra gli italiani?

Le nostre associazioni sono attive, creative ma non lavorano insieme. Si disperdono in mille rivoli. Sono lo specchio della nostra comunità. Qualche volta è un bene, perché significa diversità, altre un male perché vuol dire non avere spinta comune.

Cosa dovrebbe fare il Pd per evitare un arretramento?

Hanno tante brave persone capaci di chiarirlo.

Ma se fosse lei?

Andare tra la gente. Non lo fa da tanto tempo. Eppure fa le cose. E spesso bene: i nostri quartieri sono dei modelli anche architettonici, la scuola avanza, pure il bilinguismo... ma si dovrebbe uscire da questa immagine istituzionale che identifica il partito tra le persone comuni, per stare in mezzo alle cose. Dico di più: anche prendersi gli insulti, le domande scomode ma far capire che si è dalla parte delle minoranze, di chi chiede ragione. Non solo essere lo specchio di chi ha il potere, di chi amministra tutto.

Sporcarsi le mani?

Usarle, qualche volta per aprire le porte. Non lasciare alle opposizioni la gestione critica delle problematiche, dall'immigrazione, alla percezione delle emergenze, parlo di percezione perché spesso sono create ad arte, enfatizzate. Ma se le persone le avvertono, beh, tanto vale accettare di parlarne usando parole più partecipi, comprensibili.

Puntando su cosa?

Le priorità oggi sono solidarietà nella comunità italiana, sanità, altra grossa criticità, assistenza anziani e integrazione degli stranieri. E portare questi temi in un possibile programma di governo. Da soli o no.













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