siccità

Schuler: «Se non piove tanto saranno guai»

Ieri a Palazzo Chigi la prima cabina di regia contro l'emergenza idrica. Il governo nominerà un commissario straordinario. La Fondazione Dolomiti Unesco: emergenza per i rifugi



BOLZANO. Si è tenuta ieri a Palazzo Chigi la prima cabina di regia contro l'emergenza idrica. Il vertice interministeriale, presieduto dalla premier Meloni, ha stabilito che sarà adottato un provvedimento d'urgenza per contrastare il fenomeno e le sue implicazioni, dall'agricoltura all'energia, il quale conterrà le necessarie semplificazioni e deroghe per accelerare i lavori essenziali a fronteggiare la siccità. Per rendere concreta l'attuazione di questi progetti, il governo nominerà un commissario straordinario con poteri esecutivi.

Ancora non si conoscono i dettagli e quali saranno esattamente le ripercussioni a nord di Salorno, ma, come spiega l’assessore provinciale all’agricoltura Arnold Schuler, «l’emergenza idrica ha due facce: quella territoriale, provinciale, e quella di più ampio respiro, visto che la provincia di Bolzano fa parte del bacino idrografico dell’Adige: dobbiamo garantire una certa quantità di acqua dei nostri fiumi anche per le altre regioni». Come già è stato fatto nell’estate 2022.

Intanto, anche in Alto Adige la situazione è difficile, o per meglio dire, c’è grande preoccupazione. Per l’agricoltura, la pastorizia, le foreste, la produzione idroelettrica - scesa già l’anno scorso del 30% rispetto alla norma.

«Per ora - così ancora Schuler - non ci sono criticità, ma arriveranno di sicuro se nelle prossime settimane non piove. Se dovesse piovere non poco, ma in maniera intensa, per più giorni, si rientrerebbe in una situazione di normalità. Per il momento però non sono previste precipitazioni significative». Per adesso non è ancora iniziata la stagione vegetale, «ma bisognerà vedere fra qualche settimana; la preoccupazione, grande, riguarda il momento in cui inizierà la fioritura, quando inizierà a crescere l’erba».

In una nota esprime preoccupazione anche la Fondazione Dolomiti Unesco: «Con la primavera alle porte il pensiero non può che andare al bilancio nivometrico di un inverno estremamente secco: la neve di gennaio ha limitato i danni solo dal punto di vista paesaggistico e la siccità di febbraio ha confermato la grande preoccupazione per la disponibilità idrica di cui potranno godere tanto i rifugi d’alta quota quanto i fondovalle nel corso dell’estate». Un inverno che non lascia tranquilli, insomma.

Le precipitazioni, così ancora la Fondazione, «hanno continuato a farsi attendere fino alla fine di febbraio, fermo restando che quelle tardive non garantirebbero comunque un accumulo durevole di neve; l’esperienza degli ultimi anni ha ormai consentito di verificare come vengano anticipate all’inizio dell’estate le condizioni un tempo osservate tra la fine di agosto e il mese di settembre. Dunque, anche per la prossima estate, sarà importante sensibilizzare i frequentatori della montagna ad un utilizzo responsabile della risorsa idrica, come già avvenuto durante l’estate 2022».

Nelle scorse settimane, prosegue la Fondazione, è arrivata la conferma anche da parte di Cai e Avs, proprio dalle pagine del nostro quotidiano: «I ghiacciai stanno esaurendosi, non nevica, non piove», ha evidenziato il responsabile dei rifugi del Cai Bolzano Sergio Massenz, «in alta l’acqua non penetra nel terreno, non arriva alle sorgenti. A valle, dove c’è un bacino di raccolta più ampio, basta che piova qui o lì e si riesce ad approvvigionarsi. Ma se il rifugio sta in cima o quasi, quando non piove resta a secco».

La Fondazione conclude precisando che «i gestori di rifugio dell’area Unesco, intanto, si stanno già attrezzando anche sul fronte della sensibilizzazione, con la prosecuzione della campagna #vivereinrifugio che lo scorso anno ha raggiunto 3 milioni di visualizzazioni sui canali social della Fondazione, contribuendo a promuovere una frequentazione responsabile della montagna, che passa prima di tutto per la consapevolezza che l’acqua, in alta quota, non può essere sprecata e che qualche piccolo sacrificio deve essere considerato come un’occasione per vivere un’esperienza più autentica in quota». DA.PA

 













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