«Se interviene Benko la zona migliorerà»

BOLZANO. Tecnicamente basta un clic, ma il quesito proposto sul sito del nostro giornale richiede molto più tempo e variabili. Il futuro del Parco della Stazione è legato a doppio filo all'urbanistica...



BOLZANO. Tecnicamente basta un clic, ma il quesito proposto sul sito del nostro giornale richiede molto più tempo e variabili.

Il futuro del Parco della Stazione è legato a doppio filo all'urbanistica e alle sue tentacolari applicazioni. Il tutto con diversi piani di lettura che hanno portato il sondaggio a volare nella partecipazione popolare. Ieri si è abbattuta quota 1.200 risposte con una leggera prevalenza per chi vede nel progetto megastore firmato Signa la soluzione (44%) rispetto a chi guarda con più benevolenza una riqualificazione basata su più illuminazione e nessuna edificazione (42%). Via di mezzo per un presidio fisso di polizia e la chiusura notturna dell’area verde (14%).

E' da questa base che parte la riflessione che poggia le basi sul concetto stesso di sicurezza. Non per forza, infatti, tutte le soluzioni sono alternative l'una all'altra, anche se almeno un paio risultano difficilmente conciliabili. Sorvolando la questione a quota urbanistica, comunque, ci si stacca un po' dal tifo pro e contro megastore per uno screening più approfondito.

Oswald Zoeggeler, architetto bolzanino, guarda alla questione defilandosi ma senza rinunciare a dire la propria. «Ci vorrebbe uno studio molto approfondito e serio per dare una ricetta, una soluzione il più possibile efficace. Detto questo alcuni aspetti si possono tranquillamente sottolineare».

Inutile girarci intorno: il nocciolo della questione sembra sempre arrotarsi attorno al concetto Signa. Un po’ come lo sviluppo futuro globale del centro cittadino. «Personalmente sono dell’opinione che se Renè Benko deciderà di fare qualcosa la situazione cambierà in modo abbastanza sensibile». C’è un elemento incontrovertibile del piano studiato dal tycoon: si inciderà profondamente sul tessuto architettonico e urbanistico rispetto all’attuale, anche se senza toccare la quota totale di verde in termini di metri quadrati. «Gli interventi infrastrutturali possono essere determinanti in un contesto così difficile. Sono certamente elementi in grado di modificare lo stato delle cose» continua la sua analisi Zoeggeler.

Resta, però, aperto un interrogativo che torna costantemente a fare capolino: come ci si è arrivati negli anni a una situazione tanto critica? «Di solito quando cresce il disagio si tratta di un problema di cura e sorveglianza. Quando mancano questi due aspetti allora si innesca il fenomeno discendente».

Tra le opzioni ci sarebbe un presidio continuo della polizia e la chiusura degli accessi notturni. «Probabilmente una sorveglianza più continua potrebbe aiutare. Tenere sotto controllo gli accessi è una delle soluzioni tampone, ma non si tratta di un intervento nè architettonico nè urbanistico».

Si parla molto anche dei poteri dell’illuminazione giudicata insufficiente o male organizzata. «Dubito si possa davvero ridurre tutto all'aumento dell'illuminazione che è solo un elemento, ma non certo il principale della questione». Chiusura, comunque, all’insegna della prudenza: «È difficile dare valutazioni di merito senza considerazioni approfondite anche sull’ambiente». L’analisi sul futuro del parco, insomma, è solo all’inizio.(a.c.)

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