Seconda generazione Speranze e riscatto dei figli dei migranti

Alla manifestazione sul Talvera il racconto di una nuova generazione di italiani. «È stata dura ma ora siamo a casa»


di Alessandro Bandinelli


BOLZANO. Sotto il cielo che minaccia pioggia si è aperta ieri sul piazzale dei prati del Talvera la Festa dei Popoli. «Un appuntamento ormai consueto anche molto atteso - spiega Daniel Brusco dell'associazione Volontarius, che assieme a Paola Vismara della Diocesi di Bolzano ha organizzato l'evento - e come ogni anno è occorso tutto l'impegno e la volontà delle tante associazioni di stranieri di Bolzano per mettere in piedi la festa, un appuntamento che si ripete con successo da 5 anni con un'affluenza di 2000-3000 persone». Qui, tra le varie “delegazioni” straniere, c'è anche uno stand del “Giardino delle religioni”, un'iniziativa che riunisce i credi presenti nel nostro territorio. «Uno spazio aperto al dialogo, per far vedere alle persone che tra religioni differenti ci si può capire e non solo ammazzare», dice provocatoriamente Simeone Bordon, cantore della comunità ebraica di Merano. Ma a farla da padrone, all'ora del pranzo, sono senz'altro gli stand di gastronomia etnica, dove si possono assaggiare i variopinti cibi del Senegal, i fritti della Colombia, le carni arrosto del Kossovo o il cuscus del Marocco.

Sono molte le famiglie con bambini, stranieri ma anche tanti italiani, perché il senso della festa è proprio questo: cercare di fare avvicinare le famiglie italiane a quelle straniere, senza pregiudizio.

Vicino allo stand del Senegal c'è una famigliola che sta mangiando. Papadam Diop, 46 anni, e sua moglie Ndella Mbaye vengono entrambi dal Senegal, ma si sono conosciuti proprio qui a Bolzano due anni fa.

Papadam lavorava come operaio all'Iveco di Brescia prima di essere trasferito a Bolzano: «Qui mi trovo bene, fabbrico carri armati. non c'è crisi nel settore, purtroppo finché ci sono le guerre...», dice amaro Papadam, che nel suo paese era un nazionale di karate e ha partecipato ai campionati mondiali, vincendoli anche nel 1996.

A Bolzano gli piacerebbe tornare a insegnare arti marziali come faceva prima a Brescia: «A Brescia ci sono molti più stranieri rispetto a Bolzano, ma anche qui il numero sta crescendo, significa che è una città accogliente dove gli stranieri hanno la possibilità di integrarsi».

Qui in Italia, hanno trovato il rispetto e la dignità del lavoro, anche se hanno avuto tanta difficoltà a trovare un appartamento. Papadam si arrabbia ripensando ai tanti no ricevuti dalle agenzie quando diceva di essere straniero. Sul palco intanto si scaldano alcuni dei gruppi folkloristici che si esibiranno lungo il corso delle due giornate. La due giorni culminerà oggi con la grande sfilata delle Bandiere che partirà da cinque diversi punti della città e convergerà a Piazza della Vittoria e poi qui alla festa. A presentare i vari gruppi ci sono due ragazzi figli di immigrati, cosiddetti “stranieri di seconda generazione”: Sharoom Torres e Achille Djaga. Sharoom è di origine peruviana, sua madre è infermiera, e suo padre, che nel suo paese insegnava matematica e fisica, ora gestisce una rivendita di giornali e riviste. «Integrarmi a scuola non è stato facile», dice la ragazza, «i compagni mi prendevano in giro per i tratti del mio viso e il colore della mia pelle. Mi arrabbiavo molto e chiedevo ai miei genitori “perché siamo venuti a vivere qui?” Poi è cambiato tutto quando ho cominciato a imparare bene l'italiano, da allora mi sono veramente sentita integrata». Adesso studia giurisprudenza a Trento, e insieme ad altri amici ha fondato un'associazione “Das Bridge 2G” che cerca di mettere insieme ragazzi di seconda generazione come lei. «L'associazione è nata proprio dopo esserci incontrati alla scorsa edizione della Festa dei Popoli, perché crediamo che sia importante affrontare insieme i temi e i problemi che riguardano noi italiani figli di stranieri», spiega Sharoom prima di salire di corsa sul palco a presentare il prossimo gruppo, la festa, qui, è appena cominciata.













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