Sempre più contadini passano al bio

Gli agricoltori: «Meno pesticidi e più metodi naturali. Il potenziale però è limitato dai prezzi, ancora troppo alti»


+di Federico Sanzovo


BOLZANO. «Il biologico funziona, oggi in Alto Adige abbiamo oltre 800 aziende che praticano questo tipo di agricoltura e sono sicuro che nei prossimi anni questo fenomeno continuerà a crescere».

Non ha dubbi Leo Tiefenthaler, presidente dell'Unione agricoltori e coltivatori diretti sudtirolesi - Bauernbund, quando parla del futuro dell'agricoltura in Alto Adige.

Gli fa eco il presidente provinciale della Coldiretti, Luca Rossi: «Dai numeri che abbiamo - sottolinea - in Alto Adige registriamo un incremento di questo genere di coltivazioni. Le superfici coltivate in questo modo sono in aumento».

Nel 2015, in provincia di Bolzano, erano infatti 892 le aziende biologiche, delle quali 848 totalmente bio, mentre 44 miste (la cui superficie è in parte biologica e in parte convenzionale). La situazione è variata notevolmente negli ultimi anni. Nel 2005 erano 452 le aziende di questo tipo, mentre dieci anni prima se ne contavano appena 97.

Oltre ad essere aumentate le aziende, in questi vent’anni sono cresciute anche le superfici dedicate a questo tipo di agricoltura. L’anno scorso la frutticoltura biologica copriva 1488 ettari quando nel 2005 non superava i 779 e nel 1995 ci si fermava ad appena 233. Un grande cambiamento che si è registrato anche nella viticoltura che è passata dai 28 ettari del secolo scorso agli oltre 250 del 2015. Ma sono i terreni dedicati ai prati e ai pascoli ad essere cresciuti di più passando, in vent’anni, da 42 a oltre 4400 ettari.

Una crescita, questa, dovuta principalmente alle richieste del mercato. Sempre più consumatori, infatti, chiedono questo genere di prodotti che vengono considerati più sani: anche a livello nazionale si è registrata un’impennata delle vendite di prodotti biologici.

Un trend positivo legato alle richieste del mercato: «Ovviamente la scelta degli agricoltori di passare alla coltivazione biologica è legata alle richieste dei consumatori - spiega Tiefethaler - sono loro che, comprando, decidono cosa è meglio produrre. Pensiamo alle mele “jonathan”, che non venivano più comprate e che, per questo, sono sparite».

Un ruolo, quello dei consumatori che, se da un lato ha spinto alla crescita delle colture biologiche, dall’altro tende a non consentirne una maggiore espansione: «Purtroppo spesso le persone parlano bene, ma poi nel concreto sono meno propense a spendere di più per un prodotto biologico».

La questione del prezzo più alto rappresenta il freno maggiore a questo tipo di produzione. Prezzo che aumenta perché la produzione biologica causa rese più basse.

Inoltre esiste il problema della “contaminazione” dovuta all’uso di pesticidi da parte dei coltivatori che si trovano a confinare con un appezzamento dedicato al biologico: «In Alto Adige questo tipo di problematica, purtroppo, è più accentuata - spiega Luca Rossi- in quanto da noi sono molto diffusi i micro appezzamenti. Quindi è molto facile che un campo dedicato all’agricoltura biologica sia circondato da campi non bio». Il vento può quindi trasportare i prodotti spruzzati sulle piante anche sui campi biologici: «In quel caso - prosegue il presidente di Coldiretti - ciò che viene prodotto dai primi filari del campo bio, cioè quelli a ridosso dell’appezzamento tradizionale, vengono venduti come prodotti convenzionali».

Rossi però, sottolinea come in Alto Adige questo tipo di problematiche siano già state ridotte al minimo: «Bisogna dire - spiega - che negli ultimi trent’anni sono stati fatti notevoli passi avanti grazie alla produzione integrata. Si tratta di un tipo di agricoltura che, pur facendo uso di diserbanti e concimi minerali, cerca il più possibile di limitarne l’uso». Un risultato che è stato raggiunto grazie ad una maggiore attenzione verso i ritmi della natura: «Abbiamo imparato ad essere più precisi - sottolinea Tiefenthaler - a collaborare con la natura. Oggi non si spruzza più tanto per farlo, ma si preferisce dosare con precisione i prodotti».

Uno degli accorgimenti che vengono seguiti è, banalmente, quello di controllare sempre il meteo: «Grazie alle previsioni del tempo - conclude il presidente dell’Unione agricoltori - si sa quando e quanto pioverà. Sia nell’agricoltura biologica che in quella integrata questo tipo di informazione, per esempio, è fondamentale perché permette di intervenire sul campo nella maniera corretta».

Insomma, in entrambi i casi è assolutamente importante lavorare con la natura, non contro.

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