Senato, posto «prenotato» per il sindaco di Bolzano

Il governo dice no al terzo senatore, ma apre alla soluzione per un seggio italiano La formula proposta: un consigliere provinciale e il primo cittadino del capoluogo



BOLZANO. Il governo ha detto no. L’Alto Adige non potrà avere tre senatori, invece dei due previsti dalla riforma costituzionale di cui è iniziata la discussione in commissione al Senato. Con due senatori, uno espressione del consiglio provinciale, l’altro dei sindaci, il tema dell’eventuale senatore italiano è tutto da chiarire. Nelle scorse ore è maturata una soluzione, che prenoterebbe un biglietto per il prossimo senato al sindaco di Bolzano.

Segnali positivi arrivano invece definitivamente dal governo sull’approvazione degli emendamenti dei senatori di Bolzano e Trento che riguardano la «blindatura» dell’autonomia speciale.

«È scritto nelle stelle», è la risposta del senatore Karl Zeller alla domanda della Tageszeitung se i futuri senatori altoatesini saranno entrambi di lingua tedesca.

Più che nelle stelle è scritto negli emendamenti che verranno approvati o meno e nella dose di pressing che verrà esercitato da parlamentari e partiti locali.

La richiesta di tre senatori per l’Alto Adige fa parte del gruppo di emendamenti presentati dal Gruppo per le autonomie e firmati da Zeller, Palermo, Berger, Fravezzi, Laniece e Panizza. Il no del governo era nell’aria da giorni ed è stato ribadito, riferiscono Francesco Palermo e Vittorio Fravezzi, negli ultimi colloqui in commissione con il ministro Maria Elena Boschi e il sottosegretario Luciano Pizzetti. Popolazione troppo ridotta in Alto Adige, per giustificare tre senatori. Allora si deve mettere a punto il tema del gruppo linguistico dei senatori. Oggi sono tre, di cui uno italiano garantito grazie all’istituzione del collegio Bolzano-Bassa Atesina.

Nelle scorse ore, dopo il «no» ai tre senatori altoatesini, è maturata la possibile soluzione, ideata da Zeller e Palermo.

Questa la proposta: il senatore indicato dai sindaci altoatesini dovrà essere il sindaco del capoluogo, con la specificazione che in ogni caso si dovrà tenere conto della composizione dei gruppi linguistici. Si tratterebbe di una eccezione solo per l’Alto Adige, mentre nel resto d’Italia i senatori potranno essere scelti tra tutti i sindaci. In fondo è un ritorno alle origini: l’idea iniziale del premier Renzi era di scegliere i senatori tra i sindaci dei capoluoghi e i presidenti di regione. Il governo si sarebbe dichiarato d’accordo su questa formulazione. E spetterebbe proprio al governo presentare un sub emendamento e farlo approvare. La prova del nove è prevista per martedì in commissione. Fino a quel momento non si può dare nulla per scontato. Palermo ci tiene a sottolineare che «non ho mai considerato veramente a rischio la rappresentanza italiana. Nel caso di due senatori, uno dovrebbe essere garantito al gruppo italiano. Lo sancisce la misura 111 del Pacchetto e funziona così nella applicazione della proporzionale: con due posti a disposizione, il secondo è garantito al gruppo italiano». Così anche la segretaria del Pd Liliana Di Fede: «Per noi è pacifico che su due senatori, uno debba essere del gruppo italiano». Il sottosegretario Gianclaudio Bressa assicura che la soluzione ci sarà: «Il governo sa molto bene che il problema va risolto. Ho spiegato anche al ministro Boschi quali possono essere le insidie in una materia così complicata». La deputata Michaela Biancofiore (Forza Italia) fa sapere di «avere chiesto al senatore Romani di tenere sotto controllo la questione del senatore italiano».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità