Senzatetto, c’è l’accordo: in Alto Adige in arrivo altri 50 posti letto
Ancora da identificare il centro che sarà pronto la settimana prossima. Confermata invece la caserma Mercanti di Appiano: da lunedì saranno accolte 57 persone
LA PROTESTA. Bozen Solidale in piazza: "Vergogna morire di freddo a Bolzano"
BOLZANO. Cinquanta posti letto in più dalla prossima settimana. Con questa decisione si è conclusa ieri (16 dicembre) la riunione del Consorzio dei Comuni. L’obiettivo iniziale era verificare le disponibilità ad accogliere 150 migranti entro Natale, la maggior parte richiedenti protezione internazionale. Un terzo di questi potrebbe essere accolto in una struttura della provincia già tra mercoledì e giovedì prossimo, quando verrà individuato il centro. Non sarà per forza a Bolzano: un aspetto importante, perché il presidente Arno Kompatscher aveva ribadito che il peso del problema migranti non può essere scaricato interamente sul capoluogo. Sono al vaglio diverse opzioni: «Stiamo valutando l’idoneità di alcuni centri», spiega Andreas Schatzer, presidente del Consorzio dei Comuni, «È un lavoro necessario, che richiede qualche giorno».
Semaforo verde invece per i primi 57 posti letto nella caserma Mercanti di Appiano, già utilizzata per questo scopo fino al 2020 e poi chiusa: da lunedì verranno accolti i primi migranti fino a esaurimento della disponibilità. Nel frattempo, la Fiera rimane un’ipotesi, nulla di più: dopo la morte del diciannovenne Mostafa Abdelaziz Mostafa Abouelela, deceduto per il freddo sotto un cavalcavia ferroviario a Bolzano sud, aveva preso piede l’idea di riservare un intero padiglione della Fiera di Bolzano all’accoglimento dei senzatetto. Nel capoluogo sono ancora 200-250 le persone che vivono all’addiaccio. Alcune hanno trovato posto all’ex Alimarket, dove sono stati inseriti altri 50 posti letto, arrivando così a un totale di circa 145. Tra questi c’è anche Shabaan Alaa, l’egiziano che ha visto morire davanti agli occhi proprio Mostafa.
L’appello di Kompatscher
Il tema dei senzatetto è stato toccato ieri pomeriggio dal presidente Arno Kompatscher in Consiglio provinciale, durante la discussione sul bilancio. «La giunta fa una politica per tutta la provincia e Bolzano è importante», spiega Kompatscher parlando del ruolo del capoluogo, «Come area urbana ha sfide diverse dalla periferia e se ne tiene conto, non solo nell'urbanistica ma anche in altri ambiti, compreso quello dei senzatetto. Così come la città è solidale con altri settori, è necessaria una solidarietà della periferia con l'area urbana».
I Verdi
Presa di posizione decisa anche da parte dei Verdi. Il Consiglio provinciale ha approvato le proposte del gruppo guidato da Brigitte Foppa: saranno, infatti, riattivati i centri di accoglienza straordinaria diffusi su tutto il territorio, sarà garantito un pasto e un letto caldo a chi transita sul nostro territorio e verrà attivato il cosiddetto “Kältetelefon”, tramite il quale sarà possibile chiedere aiuto. La stazione di Bolzano sarà poi liberata dalle barriere architettoniche che ancora impediscono il libero movimento a chi soffre di disabilità.
Il Team K
Sul tema anche il TeamK. «Quando un ragazzo muore per strada in una notte gelida, non si può stare a discutere di competenze o di processi burocratici, è necessario agire e farlo subito. La giunta provinciale dovrebbe prendere atto che il Comune di Bolzano non è in grado di gestire un problema che va al di là delle sue competenze» afferma il consigliere comunali Thomas Brancaglion.
Sempre sulla gestione dei rifugiati, si è espresso Matthias Cologna, pure consigliere del TeamK: «Il sistema implementato dalla provincia produce in sostanza senzatetto e sacche di disagio sociale, che in maggioranza si riversano su Bolzano», sottolinea il consigliere del Team K, «Le persone sono accolte in centri finché sono in attesa di un permesso di soggiorno, il giorno che lo ricevono vengono fatti uscire dal sistema e nessuno più se ne occupa. Delle 170 persone in lista di attesa per l'emergenza freddo a Bolzano 150 hanno un permesso di soggiorno valido e in gran parte anche un lavoro. E sappiamo benissimo che in molti comparti economici si stenta a trovare manodopera. I già occupati sono lavoratori di cui il nostro sistema produttivo ha bisogno». A.B.
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