Sequestro: la prova della maglia strappata

Agli atti il pullover della bambina, saltata anche la cucitura del giaccone Dalle telecamere si vede il padre che chiede aiuto. Il nigeriano resta in carcere


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Sono sostanzialmente due le novità nell'inchiesta per tentato sequestro a carico di un trentenne nigeriano (D.E. le sue iniziali), accusato di aver strattonato una bambina di nove anni davanti ad un supermercato di un Comune della Bassa Atesina e di aver cercato di trascinarla con sè nel garage del negozio di alimentari. Innanzitutto la Procura ha disposto il sequestro della maglia e della giacca della ragazzina: la prima ha uno strappo orizzontale di alcuni centimetri all'altezza del polso ma si è rotta anche la cucitura della seconda, fatta ovviamente di materiale più resistente. Non ci sono novità sostanziali, invece, per quanto attiene le telecamere, nelle quale confidava l'avvocato difensore Nicola Nettis. Quelle del supermercato, infatti, non erano accese perché l'azienda sta rifacendo il circuito di videosorveglianza, ma sono a disposizione le immagini fornite da un privato. Su queste ultime si nota solo il padre che chiede aiuto.

Gli inquirenti stanno cercando di ricostruire gli istanti immediatamente precedenti al tentato sequestro. Il padre, che vive in Bassa Atesina con la famiglia da una ventina di anni, ha spiegato che era a casa dal lavoro per un infortunio. E proprio per questo ha detto di aver assistito all'episodio praticamente in diretta. Dapprima ha urlato dalla finestra al trentenne nigeriano di mollare la presa e lasciare libera la figlia e poi si è precipitato giù per le scale per raggiungere l'ingresso del supermercato, che dista poche decine di metri dalla sua abitazione. I fratelli del padre della piccola, che in quel momento stavano scaricando la spesa dalla macchina, lo hanno sentito gridare e si sono precipitati in zona per aiutarlo. Mentre il padre rincuorava la figlia, i due fratelli ed i carabinieri si sono gettati all'inseguimento del trentenne africano, che è stato trovato e ammanettato pochi isolati più avanti. Da quanto è stato possibile appurare il padre della piccola e il mendicante nigeriano non si conoscevano e pertanto il primo non avrebbe avuto alcun motivo di raccontare fatti non veri e metterlo nei guai. In questo contesto - in mancanza di una prova regina (come le immagini delle telecamere) - potrebbe risultare decisivo l'incidente probatorio, durante il quale la bambina sarà chiamata a ripetere, alla presenza di una psicologa e in un ambiente protetto, quanto già affermato davanti ai carabinieri nell'immediatezza del fatto. La piccola avrebbe già chiarito che la maglia si è strappata e la cucitura della giacca ha ceduto proprio a seguito del forte strattone da parte del trentenne mendicante residente a Trento. Quest’ultimo dice di essere innocente.

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