Sesso, web e social Un gioco al massacro che umilia le ragazze 

La pedagogista Giuditta Sereni (Forum Prevenzione):  «L’amore rischia d’essere solo una aspettativa idealizzata»


di Paolo Campostrini


BOLZANO. «Quando il tuo ragazzo ti dice che col vestito che stai indossando non dovresti uscire, che a lui non va, che fai? Lo tieni lo stesso o lo togli? Beh, lo tolgo... Ecco, questo mi succede quando parlo in aula con tante di loro. E ho la quasi certezza ormai che anche oggi le relazioni di coppia non siano parallele ma sovrapposte. Che ci sia sempre chi sta sopra, ed è il maschio, e chi sta sotto...».

Giuditta Sereni è una pedagogista clinica esperta in educazione sessuale. Lavora al Forum prevenzione e sta dentro la Rete violenza sulla donne. Ma passa le sue mattinate soprattutto nelle scuole, parlando coi ragazzi, ponendo domande, le più semplici, sul loro rapporto con l’altra. E scoprendo, dopo tante ore e lunghe esperienze sul campo, che le cose non stanno migliorando. Che le coppie sono sempre più chiuse, non vivono il gruppo e stando chiuse non ascoltano i segnali, i consigli, non credono di avere bisogno di aiuto. Si bastano. E, stando chiuse dentro loro stesse, accettano l’asimmetria. Ma l’accetta soprattutto la donna. «E dunque ripropongono le stesse dinamiche maschio-femmina - ammette amaramente Giuditta Sereni - che erano proprie delle precedenti generazioni».

Un lavoro che non ha mai fine il suo?

Mai. E che propone sempre nuove variabili.

Perché parla di peggioramento nelle dinamiche uomo-donna?

Non c’è vicinanza, empatia al problema della violenza. Anche psicologica. I ragazzi mi danno la sensazione che pensino che tutto questo riguardi gli altri. E poi, non marginale, c’è il fenomeno degli strumenti social.

Intende questa profusione di sesso in rete?

I ragazzi oggi vedono ogni cosa al computer. La sessualità e la pornografia si intersecano. Ma tutto a sfavore delle donne. Nel senso che è il corpo femminile ad essere visto come pura espressione sessuale. Dietro non si vede la persona. Nessuno di loro la vede.

E le ragazze?

Anche loro sembrano accettare questa esposizione mediatica. Insomma, stanno al gioco. Ma è un gioco al massacro. Va ristabilito l’equilibrio tra fisicità e persona ma è un lavoro tutto da fare con certi giovani.

Cosa succede quando si formano le prime coppie tra gli adolescenti?

Che si chiudono. Escono dal gruppo. Ma si allontanano anche dalla rete degli affetti adulti.

Perché questo è un pericolo?

Per la ragione che la coppia vive in solitudine. E ripropone quasi sempre i rapporti di forza secolari tra femmina e maschio. Tanto che le prime a volte non si accorgono di quello che sta succedendo. Ritengono normale che il ragazzo decida come devono vestirsi, cosa devono fare. Ed è normale perché non si ascolta più quello che ci arriva dall’esterno, gli avvertimenti, i consigli, le messe in guardia.

C’è però voglia di amare, di essere amati e amate?

C’è una aspettativa per un amore molto spesso idealizzato. Ma idealizzandolo non si riescono a cogliere le sfumature delle possibili violenze.

E questo capita soprattutto alle donne?

Certamente. Non si riconosce la violenza psicologica che è il primo, grave, condizionamento. Da lì si accetta l’asimmetria della coppia. Si consente all’uomo di farci fare quello che vuole. Manca, insomma, la consapevolezza della parità anche nel rapporto sessuale.

Che intende dire?

Parlando con i maschi ho fatto degli esempi. Del tipo: cosa pensi se la tua ragazza qualche minuto prima del rapporto che avete insieme deciso di avere, si tira indietro? Quasi tutti prendono questo atteggiamento come una provocazione. Non accettano che la donna anche un secondo prima, come è suo diritto, si neghi. Intendono questo "no" quasi fosse una ribellione illecita. Oppure, e questo è peggio, intendono questo "no" come un "sì". Ne colgono solo il possibile mascheramento femminile.

Era meglio nei decenni scorsi? C’era più politica nelle scuole e dunque più consapevolezza?

Non ho dati per dirlo. Ma non intravvedo reali miglioramenti sul tema, nonostante la presenza sui media. Quando le questioni dall’esterno passano all’interno, cioè nella vita privata, mi pare che gli squilibri si ripropongano tutti.

La donna è sempre cosa per i ragazzi?

Una femmina da proteggere. E questo non è un bene. Quando la ragazza accetta di cambiare il suo vestito, e lo fanno quasi tutte, su pressione del maschio, quando aumenta nel ragazzo la percezione della “disponibilità” della ragazza, ecco che subito la vede come bisognosa di protezione, non la coglie come creatura pianamente consapevole. E qui è l’inizio di tutto...

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