L'istanza

Setta e maltrattamenti: le cinque donne puntano ai domiciliari

Le donne sperano di lasciare presto la cella dove sono ancora rinchiuse: il 22 aprile udienza decisiva in Cassazione



BOLZANO. Le cinque donne della valle Aurina ancora in stato di detenzione con l’accusa di maltrattamenti nei confronti di due bambini (figli di una delle inquisite) per fanatismo religioso potrebbero lasciare il carcere il 22 aprile. Per quella data è stata confermata l’udienza in Cassazione contro il rigetto della prima istanza di scarcerazione respinta dapprima dal Gip e poi dal tribunale del riesame.

La difesa, con gli avvocati Nicola Nettis e Mark Antonio De Giuseppe, ha deciso di giocare d’anticipo e di depositare un’altra istanza di concessione degli arresti domiciliari, qualora la Cassazione dovesse confermare il primo rigetto.

Secondo gli avvocati, infatti, la situazione nel frattempo è cambiata sotto il profilo processuale posto che l’inchiesta è ormai chiusa e la Procura, dopo aver ottenuto anche l’audizione con incidente probatorio dei due bambini, intende procedere speditamente con la richiesta di rinvio a giudizio.

In altre parole la difesa ritiene che non vi siano più motivi concreti per ritenere necessario confermare provvedimenti di natura cautelare particolarmente afflittivi come il carcere.

Ricordiamo che agli atti dell’inchiesta ci sono ore e ore di intercettazioni ambientali realizzate dalle telecamere spia nell’abitazione dei due piccoli che in occasione dell’incidente probatorio avrebbero confermato l’atmosfera pesante e cupa imposta in più occasioni all’interno della loro casa.

Il rigore dimostrato dalle cinque donne (con i piccoli costretti a pregare in piena notte e a subire vessazioni psicologiche) avrebbe perseguito l’obiettivo primario di scacciare l’arrivo di Satana, annunciato per l’8 dicembre scorso, festa dell’Immacolata.













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