Sfregiato con la bottiglia in pieno giorno

Aggredito un senzatetto mentre dormiva su una panchina: profonde le ferite al volto. Il pestaggio in mezzo alla gente


di Alan Conti


BOLZANO. Mancano cinque minuti alle 15 in un parco che meriterebbe maggior gloria tanto è bello il sole primaverile che lo bacia. All’improvviso un gruppo di senzatetto che bivaccano costantemente dietro alla Fontana delle Rane di fronte alla stazione comincia a rumoreggiare. Fanno il tifo e ridono. Si divertono e seguendo le loro dita puntate si rimane impietriti. Fanno il tifo e ridono perchè dall’altra parte della strada, lato via Perathoner, un ragazzo sta spaccando la faccia a un giovane sdraiato su una panchina. Probabilmente dormiva. Uno, due pugni, poi un calcio in faccia e una bottigliata per essere sicuri di fare male abbastanza. Qualcuno guarda dalla fermata del bus: immobile, quasi rassegnato. Effettivamente la gravità dell’accaduto si fatica a comprendere perchè il caracollare con cui si allontana l’aggressore lascia il dubbio si tratti di uno scherzo. Sorride, persino. Avvicinandosi alla vittima, però, ci si accorge subito che non è uno scherzo: fiotti di sangue scendono dal volto e rigano vestiti di fortuna. Appena riesce a mettersi seduto si forma immediatamente una piccola pozza di sangue sotto di lui. Tossisce, fatica a tenere aperti gli occhi e prova a spiegarci: «Lo conosco, è sempre lui». Lui chi? «Lui, qui dice di comandare lui e se fai qualcosa di sbagliato ti punisce. Non ci sono regole in questo parco, ci sono le sue regole». Scopriamo che il ferito è un senzatetto di cittadinanza rumena che dimora in una struttura Caritas. L’aggressore è un suo connazionale, dunque: ne indica le generalità alla squadra Volante della polizia arrivata subito. «Picchierebbe pure suo padre potesse» il commento caustico di un altro clochard che si avvicina al luogo dell’aggressione. Altri due si siedono sulla panchina a fianco chiacchierando: registrano la presenza del sangue come si constatano le foglie per terra d’autunno. Nel giro di pochissime ore, insomma, il Parco della Stazione registra ben tre episodi di grave violenza. Mercoledì sera un ragazzo afgano ha accoltellato all’addome un russo dopo un diverbio nato probabilmente per questioni legate al mercato della droga. L’altro pomeriggio è stata la volta di un vero e proprio regolamento di conti tra giovani tunisini. Anche qui protagonista una bottiglia: frantumata in testa a uno dei contendenti.

Oltre al susseguirsi degli episodi, però, fa paura la normalità con cui tutto questo viene vissuto nella zona. La maggioranza dei bolzanini camminano attorno all’isola verde come se fossero naviganti di piccolo cabotaggio: area ben in vista, ma con grande attenzione a non entrarci troppo. All’interno manipoli di senzatetto e sbandati, il più delle volte carburati da alcolici di basso lignaggio, hanno deciso che vale tutto: schiamazzi, insulti ai passanti e apprezzamenti evidenti alle belle ragazze che passano. Nessuno si azzarda a controbattere, ovviamente.

È un parco dove nessun bambino avrebbe mai voglia nè il permesso di mettere piede. Quindi morto.

Prima di salire sull’ambulanza, intanto, l’aggredito si scosta un ciuffo insanguinato e indica a un operatore una piccola pianta con un bocciolo. «Me la porta alla Caritas, per favore? È un regalo, ci tengo». Un lampo di umanità in un luogo dove sembra persa.

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