Si innamora della dipendente condannato a 3 mesi per molestie

Un imprenditore, titolare di diversi locali a Bolzano, era stato incriminato per violenza sessuale La donna non è stata però ritenuta credibile e l’accusa di stalking è stata così derubricata



BOLZANO. Perdere la testa per una donna può capitare a tutti. Meno frequente, per fortuna, è finire davanti ad un tribunale con l’accusa di aver tentato di violentarla e di aver esercitato pressioni illecite (dunque penalmente perseguibili) per cercare di salvare un rapporto sentimentale ormai in frantumi. E’ la disavventura accaduta ad un imprenditore del settore bar e ristorazione di Bolzano che l’altro giorno a palazzo di giustizia ha comunque potuto tirare un bel sospiro di sollievo. In effetti per lui la Procura della Repubblica aveva chiesto una condanna piuttosto pesante: un anno e otto mesi di reclusione (con i benefici di legge) per violenza sessuale, seppur nell’ipotesi meno grave.

L’imprenditore in questione è l’ex gestore del bar dell’aereoporto ed i fatti risalgono al 2009. L’uomo (che ha 49 anni) si innamorò perdutamente di una sua dipendente, una bella brasiliana di 31 anni che però (a sua insaputa) amava accettare le avance anche di altri spasimanti secondo uno stile di vita basato molto sul vantaggio del momento. E’ in questo contesto che l’imputato si ritrova con una denuncia per stalking e violenza sessuale presentata dalla donna dei suoi sogni che una settimana dopo i fatti festeggia tranquillamente il compleanno in una festa organizzata dal suo presunto persecutore. Il processo che si è concluso in tribunale a Bolzano è stato caratterizzato da una massiccia presenza femminile. Il collegio giudicante era composto da tre donne (presidente Scheidle, a latere Ceresara ed Erlicher), ha svolto il ruolo di pubblico ministero la dottoressa Luisa Mosna, l’imputato è stato difeso (con ottimi risultati) dall’avvocatessa Michaela Moro. In effetti la sentenza di primo grado ha smontato tutto l’impianto accusatorio. Sono cadute sia l’accusa di stalking sia quelle relative alla presunta violenza sessuale per un episodio nel corso del quale l’imputato (che riteneva di avere ancora un rapporto sentimentale in piedi con la parte lesa) avrebbe cercato di fare sesso e di indurre la donna ad accettare. Di fronte alla resistenza di lei, l’imprenditore avrebbe però desistito e se ne sarebbe andato in lacrime. Violenza sessuale o approccio troppo focoso? Il tribunale, tutto al femminile, ha optato per la seconda ipotesi dimostrando di non riconoscere credibilità al racconto della denunciante. L’assoluzione per la violenza sessuale è stata disposta con riferimento all’insufficienza o alla contradditorietà della prova (comma secondo 530 cpp) ed è caduta anche l’accusa di stalking che il tribunale ha ritenuto giusto derubricare in molestie (contestazione decisamente meno grave sotto il profilo processuale) infliggendo tre mesi di arresto con sospensione della pena e non menzione. (ma.be.)

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