«Siamo ostaggi dei mendicanti violenti»

La testimonianza di due capitreno alle prese ogni giorno con decine di passeggeri «che non pagano e alzano le mani»


di Alan Conti


BOLZANO. La vita del capotreno assomiglia a quella di un Don Chisciotte che combatte contro i mulini a vento. Solo che la lotta non è episodica ma quotidiana. Le cinque aggressioni delle ultime settimane hanno esasperato gli operatori di Trenitalia fino allo sciopero di protesta con adesioni molto alte. Al di là dei comunicati sindacali, però, è vestendo i panni del normale passeggero e osservando cosa accade sui convogli che si scoprono le difficoltà del mestiere. Alle 5 del mattino saliamo sul treno in partenza da Bolzano diretto a Bologna Centrale. In ogni vagone si incontrano donne straniere nascoste sotto grandi coperte: una quarantina, quasi tutte prostitute che hanno passato la notte lungo i marciapiedi di Bolzano. «Partono dal Veneto, dal Bresciano o dal Mantovano – spiega il capotreno – con il treno della sera, sul quale si truccano e si preparano. Poi le incontriamo nuovamente il mattino. Ovviamente qualcuna ci racconta la sua storia. Terribile». Molte di loro hanno un regolare abbonamento, ma almeno una decina viaggiano senza biglietto. Quando arriva il controllo raccontano ogni volta di essere salite alla fermata precedente. Un piccolo trucco per pagare un biglietto ridotto o, nella peggiore delle ipotesi, per scendere alla fermata successiva senza esborsi. Noi possiamo controllare, chiedere un documento di identità che quasi mai ci viene fornito, staccare un verbale o invitarle a scendere dal treno. Ovviamente senza alcun contatto fisico. In ultima istanza – spiega il controllore – possiamo richiedere l’intervento della polizia ferroviaria». Ma la Polfer non è sempre sul treno e le stazioni con agenti sono a Bolzano, Trento e Verona. Nelle altre fermate intermedie bisogna ricorrere alla polizia di Stato, che non sempre ha uomini da inviare al controllo dei titoli di viaggio. Così per queste donne diventa abbastanza semplice farla franca. Copione rispettato: vengono fatte scendere tutte a Domegliara. Ridono. Prenderanno un altro treno, anche quello gratis.

Arrivati a Verona, scegliamo di tornare con il treno regionale delle 7.50 da Porta Nuova a Bolzano. Il convoglio è fermo al binario: solo l’ultima porta della carrozza di coda è aperta. «È il sistema di prefiltraggio – spiegano i dipendenti di Trenitalia – facciamo salire unicamente i possessori di un biglietto valido». Alla banchina alcune decine di uomini centrafricani, in larga parte nigeriani, danno vita ad un curioso siparietto. Si accorgono del prefiltraggio e corrono alla biglietteria automatica per acquistare il biglietto. Tutto risolto? «Macchè. Comprano tutti il diritto a viaggiare fino a Domegliara (la prima fermata, ndr) così possono salire. Poi restano a bordo fino a Trento o Bolzano». Il controllo conferma e la destinazione sui biglietti è sempre la stessa: Domegliara, Domegliara, Domegliara… I cittadini africani, una sessantina, si sistemano tutti nella stessa carrozza e, puntuale, a Domegliara arriva il capotreno a imporre la discesa. La risposta è un coro di risate e qualche insulto. Nessuno si muove. È necessario l’intervento di una squadra di assistenza aziendale di Trenitalia (composta da operatori specializzati) per “convincerli”, ma si tratta di un provvedimento una tantum dopo gli ultimi episodi: spazio qualche giorno e il capotreno tornerà da solo a sopportare insulti e risa. Scendiamo con il gruppo di contravventori e verifichiamo che l’intervento si confermi inutile. Il treno regionale successivo, in stazione dopo appena 20 minuti, diventa il nuovo approdo degli stranieri senza biglietto: salgono tutti in blocco e arrivano fino a Bolzano nonostante i ripetuti inviti del nuovo capotreno a scendere alle fermate successive. Ancora una volta gratis. Molti di loro dedicheranno la giornata a mendicare per le strade del capoluogo altoatesino fino al treno in partenza alle 14.36 da Bolzano per il ritorno. Siamo anche lì. E la storia non cambia. Qualcuno prova a presentare carte prepagate a scalare che si vendono in Trentino per le piccole tratte: tutte scadute o non convalidate. Altri hanno carte turistiche “Mobil Card” distribuite dagli alberghi ai visitatori per il percorso Trento-Bolzano. «Non si sa come ne entrino in possesso perché non sono in vendita nei tabacchi e di certo non sono turisti». In ogni caso hanno una validità limitata (7 giorni) e molte sono scadute. Centinaia di euro destinati al trasporto ferroviario, così, vengono evasi ogni giorno di fronte all’impotenza di chi deve controllare. Una lotta quotidiana che i capitreno da soli non possono vincere e che determina uno stress psicologico evidente in chi ritiene di trovarsi senza strumenti di fronte ad una situazione ormai incancrenita. E che rischia di scoppiare ad ogni singolo viaggio.













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