Sicurezza nei rioni, va in pensione la vigilessa di ferro

Nives Fedel, la prima tenente donna della polizia municipale Per 20 anni in prima linea nello sgombero dei campi abusivi


di Davide Pasquali


BOLZANO. «Quando ho iniziato, nel 1995, con la mia formazione da docente mi sentivo completamente inadeguata. In un lavoro come questo mi chiedo se si arrivi mai a essere davvero adeguati. A stimolarmi, in questi vent’anni, è stata la volontà di ricerca e la coscienza di avere una scarsa preparazione».

Sono le sorprendenti parole della tenente Nives Fedel, responsabile in seno alla polizia municipale del nucleo sicurezza dell’abitato, dei vigili di quartiere e dell’educazione stradale dei ragazzini. Ieri pomeriggio al comando di via Lancia si è tenuta una grande festa per salutarla. La tenente di ferro, infatti, entusiasta neo-nonna, è andata in pensione, dopo aver dato contributi fondamentali su almeno tre aspetti: nomadi, vigili di quartiere, educazione stradale.

Nel 1995, dopo anni come insegnante di italiano alle medie e alle superiori tedesche di Bolzano, Merano, Bressanone e Vipiteno, vince il concorso e diventa il primo sottufficiale donna della municipale. «Iniziai a giugno, a luglio il primo sgombero, da incosciente, alla collina Pasquali. Il primo impatto è stato difficile. Un mondo “altro”: insediamenti abusivi, campi nomadi, tutto ciò che poteva essere il disagio». Ha vissuto in prima persona la nascita del campo rom, con l’incendio dell’insediamento che c’era in zona industriale, e pure la nascita del campo sinti. «Prima non avevamo strumenti, poi, piano piano l’amministrazione ci dotò del necessario». Un mondo a suo modo interessante, ma pure difficile: «Ogni tanto minacce, mi hanno danneggiato l’auto. A volte è stata dura. Anche perché in certe occasioni siamo stati costretti a essere duri». Ma i risultati ci sono stati. «La metamorfosi della città in questi anni è evidente: prima c’erano tanti insediamenti abusivi, dovunque. Ce n’erano in via Piacenza, in via Galilei. Dappertutto. Stiamo parlando di almeno 180-200 persone. Adesso ce ne sono ancora, ma sono molto più circoscritti. ».

In questi anni, questa la lettura della tenente Fedel, «è cambiata la città. È cambiata la popolazione. Ma questa è la storia. E contro la storia è difficilissimo che possiamo agire. La nostra città è sicura. Se accadono certi fatti è fisiologico, cerchiamo di non esagerare. Però, se si riesce a lavorare comunque in rete, responsabilizzando il cittadino in una maniera più radicale, credo che Bolzano possa essere sempre la stessa». È questa la ricetta della tenente Fedel, anche per la prossima giunta comunale. Ci si aspetterebbe di ricevere delle dritte concrete, precise, su questo o quello. E invece, dopo vent’anni di esperienza dura, sempre col telefono acceso, giorno e sera, Nives Fedel si limita a un semplice: «Ricette non ne ho. Penso che attraverso progetti mirati si potrebbe fare molto per promuovere la responsabilizzazione della popolazione. Non sono le azioni spot che ci servono. Le poche risorse che ci sono si dovrebbero impiegare per lavorare soprattutto su questo aspetto. A Bolzano siamo avanti per tanti motivi, ma su questo si potrebbe lavorare di più: sicurezza stradale, educazione stradale e ambientale».

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