Sigilli alla stanza del dramma  

Bolzano. L’autopsia è slittata a questo pomeriggio. Sulle cause della morte del neonato di Lana non ci sono ancora certezze scientifiche anche se si ha la netta sensazione che in Procura già sappiano...


MARIO BERTOLDI


Bolzano. L’autopsia è slittata a questo pomeriggio. Sulle cause della morte del neonato di Lana non ci sono ancora certezze scientifiche anche se si ha la netta sensazione che in Procura già sappiano che cosa emergerà dall’esame necroscopico.

La giovane donna romena (le cui iniziali sono H.S.M.), piantonata all’ospedale di Merano dall’altra sera, è stata infatti iscritta sul registro degli indagati con l’ipotesi di accusa di omicidio volontario aggravato ed occultamento di cadavere. Codice penale alla mano è una imputazione da ergastolo che non permetterà all’imputata (se mai finirà sotto processo) neppure di chiedere un rito alternativo per ottenere il diritto ad uno sconto di pena. Le recenti disposizioni entrate in vigore con il cosiddetto decreto sicurezza hanno annullato la possibilità di accedere al rito abbreviato in caso di imputazione da ergastolo. Un provvedimento legislativo che ha una sua logica. Di fronte a certi reati lo Stato non accetta compromessi e ritiene giusto che si vada a processo con la piena possibilità dell’imputato di difendersi con tutti i mezzi, senza dover accettare limitazioni in cambio di uno sconto di pena istituzionalizzato.

Dunque se l’autopsia dovesse confermare che il neonato è stato ucciso poco dopo la nascita, la posizione della donna risulterebbe pesantissima. In effetti la Procura ha subito contestano l’ipotesi dell’omicidio aggravato. Se al bambino è stata tolta la vita, è inevitabile la contestazione dell’aggravante del rapporto di discendenza diretta tra vittima e carnefice. In caso di conferma di tutti i sospetti, alla sventurata madre sarebbe contestato anche l’occultamento del cadavere dato che il figlioletto venne gettato via come un rifiuto nascondendolo tra le frasche di un cespuglio sul ciglio di una strada interpoderale della zona residenziale e turistica sopra Lana. Sono stati i carabinieri a risolvere il caso in poche ore. Non è stata necessaria alcuna analisi del Dna. La caccia alla mamma della tragedia è durata poco. Non più di tre o quattro ore, il tempo necessario di raccogliere informazioni, testimonianze, confidenze soprattutto tra i lavoratori stagionali che come ogni anno cercano occupazione sino all’autunno inoltrato per la raccolta della frutta. Il merito dei carabinieri è stato proprio quello di aver intuito che il dramma poteva aver coinvolto una donna presente nel Burgraviato per lavori stagionali. Dopo le prime indicazioni frammentare, i militi sono giunti alla giovane donna romena che era in condizioni psichiche e fisiche precarie. I carabinieri l’hanno accompagnata ancora in ospedale a Merano ancora lunedì a tarda sera. Martedì è poi scattato il fermo disposto dalla Procura per evidente pericolo di fuga. Entro sabato la posizione della donna dovrà essere vagliata dal giudice delle indagini preliminari Walter Pelino a cui spetterà il compito di valutare gli eventuali indizi di colpevolezza emersi a carico dell’indagata per poi disporre (su eventuale richiesta della Procura) la custodia cautelare in carcere. In un comunicato di poche righe la Procura ha reso noto di aver anche sequestrato alcuni oggetti ed indumenti della donna sotto accusa.

Sono stati posti i sigilli giudiziari anche alla stanza nella quale la cittadina romena soggiornava per motivi di lavoro. Si tratta della camera nella quale la donna avrebbe partorito in solitudine per poi sbarazzarsi del piccolo dato alla luce. Per il momento la donna (che si trova in uno stato di profonda prostrazione psichica) non ha provveduto a nominare un proprio avvocato di fiducia. Non è detto che lo faccia in vista dell’udienza di convalida del fermo che dovrà svolgersi entro fine settimana. La giovane potrebbe dunque essere assistita da un avvocato d’ufficio. Le possibilità tecniche di difesa, qualora le accuse dovessero trovare conferma dall’esito dell’autopsia, non sono molte. Sicuramente, però, la difesa chiederà che la donna venga sottoposta a perizia per valutare se al momento del dramma fosse in grado di intendere e di volere e si rendesse conto di quello che stava facendo. Con la necessità di fare chiarezza su un altro aspetto: la possibilità che la donna sia stata aiutata da qualcuno,













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