Slot, il giudice di pace dà ragione a 3 bar

Concessa la sospensiva al Warasin di via Torino e ad altri due esercizi bolzanini. Il gestore: «Ci sono due pesi e due misure»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Si riapre, a sorpresa, la partita sulle slot-machine. Mentre nei giorni scorsi il Tar aveva respinto una serie di ricorsi presentati da diversi pubblici esercizi bolzanini contro le multe e i provvedimenti di chiusura decisi dal Comune, proprio ieri sono stati notificate tre sospensive firmate dal giudice di pace che vanno esattamente nella direzione opposta.

La prima riguarda il bar Warasin, in via Torino, che nonostante le tre sanzioni inflitte dai vigili urbani potrà ora tenere aperto almeno fino all’udienza di merito, fissata per il 24 settembre, mentre le altre due sono relative a due esercizi gestiti da cinesi, sempre nel cuore della città. In questo caso, però, l’udienza si terrà a giugno. Per ora non sono state ancora rese note le motivazioni, ma secondo i legali interessati potrebbe aver pesato l’eccezione di incostituzionalità sollevata, in quanto la norma in vigore è ritenuta lesiva del principio di libera concorrenza. «È difficile capire - sottolinea l’avvocato Juri Andriollo - perché non ci siano limiti di sorta per tabacchini e sale giochi come Admiral. Così come riteniamo assolutamentre arbitraria la definizione dei luoghi sensibili». Andriollo, assieme al collega Avolio, ha già presentato 13 ricorsi per conto di Confesercenti che rappresenta in questa interminabile querelle oltre 100 baristi.

La prima richiesta di sospensiva ad essere stata accolta è quella presentata (dal legale di un noleggiatore) per conto del bar Warasin di via Torino. «Il nostro ricorso - spiega Rudi Warasin, che nel 2007 ha installato le slot - è stato curato dalla All Star, l’azienda che ci fornisce le macchinette. Ovviamente siamo soddisfatti perché riteniamo sia stata fatta giustizia. La disparità di trattamento è evidente e questa legge va rivista in modo sostanziale. Ho preso tre multe ma la terza probabilmente non la pagherò perché è arrivata dopo il pronunciamento del giudice di pace». Warasin sottolinea, comunque, che anche senza slot non sarebbe costretto a licenziare i suoi dipendenti. «Le macchinette contribuiscono al nostro fatturato in modo significativo ma rappresentano comunque un introito aggiuntivo. Il nostro primo pensiero resta il bar, che grazie al cielo continua ad avere un buon giro di clientela».

La realtà è che all’orizzonte sembra profilarsi uno scontro tra il giudice di pace e i giudici del Tar, che sulla questione sembrano pensarla in modo diametralmente opposto. «Così a caldo - commenta Mirco Benetello, vicedirettore di Confesercenti - mi viene da dire che il Tar in questa querelle, che si annuncia lunga e dura, sembra essere più vicino alle istituzioni e il giudice di pace ai cittadini. Non ho sufficiente esperienza, peraltro, per commentare la decisione, che potrebbe rappresentare una prima importante svolta per i pubblici esercizi». Della questione potrebbe essere investita a breve anche la Corte Costituzionale. «Tocca al giudice farlo - commenta Andriollo - ma bisogna riconoscere che l’obiettivo perseguito dal legislatore in quest’occasione è quantomeno illogico».

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