Slot: per i tabaccai, il 20% delle entrate

Contando anche Lotto e Gratta&Vinci, l’azzardo copre ormai un buon 40 per cento dell’incasso totale


di Davide Pasquali


BOLZANO. Sparite dai bar, le slot machine sono sbarcate in grande stile nei tabacchini. Poche le mosche bianche: i più ne hanno tre, quattro o cinque, con punte addirittura fino ad otto, con tanto di saletta dedicata coi vetri satinati. Le macchinette costituiscono fra il 10 e il 20% delle entrate totali. Compresi Lotto, Gratta&Vinci, Virtual Race e compagnia bella, si arriva anche a un 40% dell’incasso. Le più accanite nel gioco - i tabaccai sono tutti concordi - sono le donne. Intanto, diversi titolari di tabaccherie temono che ora la crociata del vicesindaco Ladinser possa estendersi anche a loro, seppur forti delle intoccabili concessioni statali.

Un giro per i tabacchini è assai istruttivo. Si parte da via Claudia Augusta. Il titolare: «Sono un buona fetta dei guadagni, anche se ci entra di più da Lotto e Gratta&Vinci, su cui incassiamo l’8% del giocato. Con le slot siamo al 5-6%. Però giocare si gioca, soprattutto le donne. Sono state le clienti a chiedermi la tenda per séparé: gli uomini se ne fregano e vanno nelle sale giochi, le donne vengono al tabacchino: quando esci, nessuno sa che sei entrato solo per giocare». In piazza Gries il titolare è indaffaratissimo ad appiccicare ovunque Gratta&Vinci. Scorbutico attacca: «Tolte le slot dai bar, non ho un cliente in più né uno in meno. Però il gioco è da sempre il nostro lavoro. Comunque chiudiamo alle 19.30, cosa volete che vengano a giocare da noi. Se ce le tolgono vuol dire che chiuderemo». Le macchinette, in piazza Gries, sono tre, occupate dai clienti. In via Cesare Battisti il titolare, candido, ammette: «Non le ho ma ne ho appena chieste due ai Monopoli. Il bar cinese qui accanto ne aveva cinque, non aveva senso metterne altre qui da me. Ma adesso che le hanno tolte...» In viale Druso, titolare imbufalito: ce l’ha contro le campagne di stampa anti slot. «Qui da me è tutto in regola, ho le macchinette da dodici anni». L’aspetto a colpire è che qui c’è un open space. Si entra dalla stessa porta: a sinistra bar senza macchinette, a destra tabacchino con tre slot. Siamo in Italia, ti viene da pensare... Altro tabacchino in viale Europa: «Due slot avevamo, due ne abbiamo. Nessuna intenzione di metterne di più». I clienti all’entrata attendono le estrazioni del lotto. Poco oltre, in via Palermo: saletta dedicata chiusa da porta, vietata ai minori. La commessa sta ordinando al telefono una eterna sequela di Gratta&Vinci: ne cita la bellezza di 25 differenti tipi. Nella saletta gioca una donna. Non ha vinto. Esce e, per tirarsi su, fa una grattatina. Le slot qui sono cinque, più cambiamonete. Sul soffitto, telecamere stroboscopiche monitorano tutto. Ancora oltre, via Palermo angolo via Cagliari. Spazio dedicato a 5 slot. Il titolare è meno teso degli altri e racconta volentieri: «Le slot rappresentano il 10%, anzi diciamo pure il 20% delle entrate. Noi vendiamo vizi da sempre: fumo e gioco. Il totocalcio è morto, ora c’è dell’altro. Qui tutti fanno musina: comprano il giornale o le sigarette e buttano il resto nelle macchinette. C’è chi può e gioca 20 euro; c’è chi non può e si limita a una sola moneta. Qualcuno si incarognisce pure, impreca quando perde. Terremo le slot fino a quando potremo, fino a quando ci conviene». Passiamo in via Milano: lo storico Peter, il più anziano tabaccaio della città, non tiene macchinette. Lui non parla, ma nel rione tutti lo sanno: non gli piacciono. Tiene pure i Gratta&Vinci un poco nascosti. Idem in via Roma: niente macchinette. In via Torino però ce ne sono quattro e la titolare spiega con dovizia di particolari: «Facciamo dei corsi per prepararci; paghiamo l’iscrizione annuale all’albo e qui le macchinette sono più controllate che non nei bar, per il semplice fatto che noi siamo molto più controllati dei baristi. Qui è tutto vietato ai minori. Se vedo una mamma che gioca, le dico di far aspettare il figlio più in là. Se fanno grattare ai bambini, gli dico di farlo fuori di qui. Pochi, inoltre, sanno che se vuoi il contratto Sisal per Lotto e ricariche, le macchinette ti vengono imposte». Andiamo in centro: in via Bottai quattro macchinette: «Le abbiamo messe poco più di un anno fa, ma adesso ne abbiamo chieste delle altre. Dobbiamo pur vivere». Ultimo tabacchino, in via Maso della Pieve: otto macchinette, in saletta dedicata con patatine e snack. Arriva una trentenne, bella donna, elegante. Lascia il bimbo di pochi mesi nella carrozzina, parcheggiata fuori dalla porta satinata ed entra. Da dentro non si vede nulla, come da fuori. Lei si mette a giocare dopo aver cambiato la moneta. Passano cinque minuti, dieci, quindici. Fortuna che il barista controlla il bimbo.

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