Sociale, la spesa è salita a 410 milioni

Ben 196 servono per 18 mila assegni di cura, 109 milioni vanno ai Comprensori e 10,5 vengono destinati al reddito minimo


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Ce lo invidiano in molti e c'è anche chi sostiene che con i tagli alle risorse non potremo permettercelo a lungo ma - di sicuro - il nostro modello di welfare è tra i migliori a livello nazionale e non sfigura nemmeno in ambito europeo. L'assessora Martha Stocker nel presentare i numeri del 2015 ha fatto intendere di voler continuare a lavorare per alzare costantemente il livello. Le prestazioni erogate dalla Provincia sono legate a filo doppio ai redditi percepiti dagli altoatesini e la dichiarazione per ottenerle «sarà sviluppata ulteriormente».

L’assegno di cura. Ma andiamo ad analizzare i numeri. Le uscite per il settore sociale ammontano complessivamente a 410 milioni (10 in più) e poco meno della metà della cifra (196,3 milioni) viene assorbita dai 18 mila assegni di cura per le persone non autosufficienti. Ben 10.951 assistiti sono inquadrati al livello 1, ovvero il più basso, e hanno una media di 71,6 anni. «Quando, nel 2007, venne approvata la legge in materia - spiega in una nota la Provincia - - vennero stimate uscite annue per 223 milioni, ma non si è ancora registrata un’esplosione dei costi di questo livello». La tendenza, per il lungo periodo, è comunque questa, prova ne sia che ci sono 500 nuove richieste per avere l'assegno ogni mese. Poi, ovviamente, vanno vagliate ed esaminate da una commissione di esperti che gira per tutta la provincia.

I fondi ai Comprensori. Una cifra consistente, ben 109,6 milioni di euro, va a finire nelle casse dei Comprensori e dei Comuni per coprire i costi di prestazioni sociali di vario genere.

«Il fabbisogno per il reddito minimo - ha spiegato il direttore della ripartizione famiglia e politiche sociali Luca Critelli - è sostanzialmente stabile: abbiamo speso 10,5 milioni e i fondi sono stati ripartiti fra 4.302 nuclei familiari».

L’assistenza domiciliare. Bisogna mettere in conto, invece, un aumento del 3,7 per cento delle ore prestate nell'assistenza domiciliare. Il numero degli assistiti nelle case di riposo rispetto al 2014 è cresciuto solamente di 6 unità ed è arrivato a 4.219 persone. «La nostra strategia di fondo è quella di riuscire fornire, se possibile, soluzioni alternative, dagli alloggi per anziani a forme abitative con assistenza in loco».

L’assistenza all’infanzia. Soprattutto nel capoluogo c'è chi ritiene che la Provincia, con il nuovo modello, abbia risparmiato nell'assistenza all’infanzia, soprattutto per quanto attiene le tariffe di cui dovranno farsi carico le famiglie. In realtà, ha ribadito l'assessora Stocker, sarebbe vero il contrario. Il modello prevede il pagamento del 70 per cento della quota giornaliera per numero di assistiti, mentre il restante 30 per cento viene erogato in base ai posti realmente occupati. Fra i genitori c'è anche chi ha criticato la decisione della Provincia di chiudere le scuole materne, dall'anno scolastico 2016/2017, un'ora prima il venerdì pomeriggio. Il motivo è presto detto: le maestre d'asilo lavorano più ore con i bambini rispetto alle colleghe della scuola primaria. Ora, in ballo, c’ è il rinnovo del contratto, che al momento vede la giunta ancora distante dalla richieste delle maestre d’asilo.

Se la macchina del welfare altoatesino funziona così bene ciò è dovuto anche all'elevato numero di addetti impiegati per coprire i vari servizi. I dipendenti sono 7.961, per un totale di 6.384 posti a tempo pieno: l'85,3 per cento dei collaboratori sono donne.

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