«Sono africana e italiana In piazza tanti giovani come me» 

Blacklivesmatter. Anche la cestista del Basket Club Bolzano alla manifestazione antirazzista: «Sono nata in Senegal, ma questa ormai è casa mia. Proviamo a metterci gli uni nei panni degli altri»  


Francesca Gonzato


Bolzano. Sofia Fall ha alzato in piazza Walther il cartello «Uniti si vince». Metafora sportiva, vita vera. A 30 anni gioca in A2 con il Basket Club Bolzano. Sabato ha partecipato alla manifestazione antirazzista organizzata da un gruppo di giovani, perché #blacklivesmatter. Vicino a sé aveva due compagne di squadra. Sofia Fall è una italiana di origini senegalesi. Una dei tanti giovani che l’uccisione di George Floyd a Minneapolis sta portando in piazza all’improvviso, mai fatto prima. È una parte di Italia che reclama pari dignità, perché sono nati qui o ci sono cresciuti.

Lei è cittadina italiana da molti anni vero?

Sì, sono arrivata a Parma quando avevo nove anni, per raggiungere papà, che era in Italia già da tempo. Anche mia madre ha la cittadinanza italiana.

Sabato eravate quattrocento persone. Non succede spesso a Bolzano.

Orgogliosa di esserci stata e di avere partecipato alla preparazione. La prima manifestazione era dedicata prevalentemente all’omicidio di George Floyd, ma noi vogliamo parlare del razzismo che c’è in Italia. Non finisce sotto i riflettori come i fatti americani, ma c’è. Ne sappiamo qualcosa anche noi sportivi.

È stata vittima di episodi di razzismo in campo?

Nella pallacanestro il razzismo è meno diffuso rispetto al calcio, ma dagli spalti una volta anche io mi sono sentita gridare la parola con la “n”. Il risvolto positivo è che ho avuto al mio fianco la società e le compagne.

E fuori dai palazzetti?

Va peggio ai ragazzi di colore, rispetto a noi ragazze. Da dieci anni ho un fidanzato bianco e tanti amici, credo di essere meno esposta.

Quando è partito il passaparola per la manifestazione si è messa in gioco. Perché?

Spontaneamente ho detto “ci sono”. All’inizio nell’organizzazione c’erano soprattutto italiani e sudtirolesi, poi sono arrivati i giovani neri. È stato molto bello e in piazza certi discorsi mi hanno fatto venire i brividi. Ognuno si è messo nei panni dell’altro.

Per voi italiani di seconda generazione è arrivato il momento di dire “ci siamo”?

Posso capire che qualche italiano si lamenti di fronte a comportamenti sbagliati, ma per qualche africano che commette reati, quanti di noi sono persone per bene? Spero che tutto questo possa finire. Vogliamo parlare del razzismo e dell’odio che non riguarda solo noi neri.

Le proteste di giovani di origine africana, così pieni di orgoglio, sono debitrici del grande movimento per i diritti civili degli afroamericani negli anni Sessanta?

Per quanto mi riguarda, sì. Ho visto molti film, ho provato a immaginarmi al loro posto.

Italiana, afroitaliana?

Dall’inizio mi sono sentita sia italiana che africana. Sono sempre fiera di essere nera, anche quando sono con i miei amici bianchi. Qualche nero si scandalizza per il mio ambiente “pensi di essere italiana?”. Sì, anche, altrimenti tornerei in Senegal».

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