«Sono sopravvissuto ad un fulmine»

Il 26enne meccanico di Redagno, Darocca: «Eravamo bagnati e a 150 metri dal Corno Bianco: poi sono stato centrato»


di Alan Conti


REDAGNO. Il fulmine lo ha attraversato dal gomito fino al tallone d’achille e, per miracolo, non ha toccato neanche un organo vitale. Thomas Darocca, meccanico ventiseienne di Redagno (al bordo del Parco Naturale del Monto Corno) può considerarsi a tutti gli effetti un miracolato. Lo scorso 4 giugno, infatti, il giovane stava salendo sulla cima del Corno Bianco assieme alla sorella e alcuni amici quando è stato centrato da un fulmine. Come da tradizione avevano con loro delle travi di legno per predisporre la struttura per la commemorazione del Sacro Cuore poche ore dopo.

«Poco dopo essere partiti - questo il suo racconto - il cielo ha cominciato ad annuvolarsi e quando mancavano circa 150 metri dalla cima siamo stati sorpresi dal temporale. Non avevamo alcuna intenzione di tornare indietro tanto eravamo già bagnati». Una scelta sbagliata che poteva anche costare la vita. «A un certo punto ho visto una luce bianca fortissima illuminare il mio braccio e poi ricordo pochissime cose». Una volta colpito dalla saetta Thomas è scivolato per 25 metri fermandosi vicino a un pino mugo. «Mi sono stupito di avere le gambe nello stesso punto della testa perché la sensazione che ho provato è stata quella di essere tagliato in due. Non avvertivo dolore, ma sentivo le urla di mia sorella e dei miei amici. Mi imploravano di restare con loro mentre mi rianimavano. Poi ho pensato alla mia fidanzata, al fatto che non avrei potuto renderla felice come volevo. A quel punto ho cominciato a sognare qualcosa di caldo e ho perso i sensi».

Nel frattempo il gruppo aveva chiamato i soccorsi, ma l’elicottero faticava a trovare la cima per la nebbia. «Sono stato appeso a un verricello e trasportato all’ospedale di Bolzano. A quel punto ricordo solo un gran freddo perché l’umidità era diventata insopportabile». La gamba sinistra del suo jeans e la scarpa, invece, sono come esplose: distrutte.

Dopo due giorni di terapia intensiva e altri due in cardiologia le conseguenze sul corpo di Darocca hanno dell’incredibile. «Ogni tanto mi fa male il piede sinistro quando cammino tanto e il timpano mi si è forato per il botto. Ricordo la sensazione costante di avvertire un ronzio durante tutte le fasi dei soccorsi. Fortunatamente non ho riportato alcuna ferita interna. Solo qualche bruciatura ai capelli e qualche punto rosso all’altezza della caviglia».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità