Sanità

Sos infermieri, è emorragia: se ne sono andati 150 l’anno 

Massimo Ribetto (Nursing Up): «L’addio tra il 2017 ed il 2020 dovuto a pensionamenti e licenziamenti. Perdite tamponate con più assunzioni ma un turnover pesante fa male al sistema sanità»



BOLZANO. «Dal 2017 al 2020 l’Azienda Sanitaria, tra pensionamenti e licenziamenti, ha perso una media di 150 infermieri l’ anno. E sono numeri della Provincia. E nonostante queste perdite siano state tamponante da un numero di assunzioni superiore, ciò che ci preoccupa e dovrebbe preoccupare anche la politica, è la stabilizzazione del personale».

Parla così Massimo Ribetto, del sindacato regionale Nursing Up. «I reparti e un sistema di cure adeguate e di qualità non si possono basare su un turnover continuo di personale. L’infermiere è una professione intellettuale, dove la differenza è data anche dall’esperienza pluriennale sul campo. E mai come oggi invece, assistiamo ad un altissimo turnover di infermieri che rimangono a lavorare nei nostri reparti anche per un solo anno. E questo non va bene e rischia di abbassare di non poco la qualità dei servizi erogati.

Ci aspettiamo che la politica voglia ascoltare il sindacato di categoria che da anni insiste nel fornire un contratto a queste professioni che riconosca il loro valore reale, senza dover attendere premi una tantum e che li incentivi e soddisfi realmente a rimanere in Asl». La notizia della firma del rinnovo del contratto collettivo nazionale (2019-2021), è sicuramente una notizia positiva, continua Ribetto.

«Ricordiamo comunque, a scanso di equivoci, che non trova applicazione diretta sul nostro contratto Sanità, che è provinciale. Sarà nostra cura però, rivendicare a livello locale nella prossima tornata contrattuale tutte le migliorie e nuovi istituti previsti dal contratto nazionale. Per quanto riguarda la situazione delle professioni infermieristiche e sanitarie nella nostra Provincia, riteniamo che le risposte fornite dal presidente Arno Kompatscher ai quesiti contenuti nell’interrogazione del consigliere Sandro Repetto, siano fin troppo entusiastici. Senza negare gli sforzi di assessorato ed Asl nei confronti degli operatori sanitari, occorre però una visione oggettiva». Che la Provincia abbia impiegato tutte le risorse messe a disposizione dello Stato per premiare l’impegno degli infermieri durante il Covid è vero, dice il sindacato.

«Ma è anche vero che molti infermieri e altri profili pur lavorando a stretto contatto con i pazienti Covid, sono rimasti esclusi da tali premi. E non ci risulta che la ricca Provincia di Bolzano abbia ricercato ulteriori risorse per sanare queste differenze che hanno prodotto ingiustizie e malumori tra il personale. Allo stesso modo, ci sarebbe da ridire sull’indennità lavoro logorante attribuita agli infermieri che prestano servizio nei reparti Covid.

Nonostante le insistenze del sindacato, è stata una scelta aziendale, ad esempio, quella di retribuire solo i servizi che sono stati convertiti interamente a reparti Covid.

Ancora oggi, ci sono reparti in cui ci sono alcune stanze dedicate ai pazienti Covid e qui, il personale non riceve alcuna indennità per lavoro logorante. L’ulteriore paradosso, è che il disagio, per questi professionisti (dato ad esempio da vestizione e svestizione, spazi non adeguati, ecc.) è ancora più alto dal momento che si devono occupare sia dei pazienti Covid che quelli esenti, all’interno dello stesso reparto mettendo in campo competenze professionali su più aree specialistiche (di medicina, di geriatria, di emergenza, di accompagnamento alla morte, di malattie infettive).

Premialità a parte - conclude Ribetto - rimane il problema di investire sul futuro delle professioni affinché venga arrestata la continua emorragia di infermieri. E i dati emersi nella risposta data al consigliere provinciale non sono per nulla ottimistici».













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