Speed check, il ministro Lupi dice «no»

I finti autovelox: «Non sono in regola e possono essere pericolosi». I Consumatori: sbagliato metterli in viale Druso


di Davide Pasquali


BOLZANO. Che li si chiami box rallentatori di velocità o speed check o con un altro termine, comunque non si possono installare. Uno smacco per la giunta comunale bolzanina, che nei giorni scorsi aveva annunciato l’intenzione di posizionarne diversi in viale Druso, con il sostegno del sindaco, dell’assessore alla Mobilità e dei vigili urbani. Lo stop è arrivato ieri dal ministro Lupi, che senza tanti giri di parole li chiama finti autovelox e chiarisce: «Non sono in regola e possono anche costituire un pericolo».

Al questione speed check è all’ordine del giorno, tanto che hanno trattato l’argomento anche Le Iene su Italia 1: mercoledì hanno fatto luce su alcuni casi italiani in odore di truffa alle pubbliche casse. Tv a parte, ieri è intervenuto in prima persona il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi. Sul proprio blog parla senza mezze misure dei finti autovelox usati dai Comuni. «Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti di cui sono a capo ha ribadito il suo parere negativo. Non sono in regola e possono anche costituire un pericolo». Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha inoltre comunicato di aver appena scritto a Piero Fassino in qualità di presidente dell’Anci, l’Associazione nazionale Comuni italiani, ribadendo il suo parere negativo sui dissuasori di velocità, il cui uso, è conscio Lupi, «si sta diffondendo in numerosi Comuni».

Allegati alla lettera a Fassino ci sono anche i pareri negativi già espressi in passato dagli uffici ministeriali competenti in materia. Si tratta di ben nove risposte ad altrettante richieste di Comuni, forze di polizia locale e associazioni di consumatori, fornite dal 2010 al 2014. I cosiddetti finti autovelox, spiega oltre il ministro Lupi, «sono dispositivi costituiti da contenitori vuoti in materiale prevalentemente plastico di varia foggia e colorazione che vengono posti a margine della strada con il dichiarato intento di condizionare la velocità dei veicoli». Per il ministero, prosegue Maurizio Lupi, «non sono inquadrabili in alcuna delle categorie di dispositivo o di segnaletica previste dal vigente Codice della strada e pertanto non sono suscettibili né di omologazione né di approvazione o autorizzazione». Dal ministero si aggiunge che i finti autovelox possono anche costituire un pericolo: «La loro eventuale dislocazione a bordo strada dovrebbe considerare la possibilità che tali manufatti possano costituire ostacolo fisso, ancorché posti al di fuori della carreggiata».

Il capo di gabinetto del ministro Lupi, nella missiva spedita a Fassino, ha invitato il sindaco di Torino, in qualità di presidente dell’Anci, a «dare ampia diffusione» alla lettera, «affinché le varie amministrazioni possano tenere conto delle considerazioni appena svolte nelle loro valutazioni che, peraltro, non dovranno prescindere da una valutazione complessiva della congruità della spesa, sia in termini specifici che sotto il profilo dei benefici conseguibili ai fini della sicurezza stradale». La cosa, traduce il consigliere comunale di Fratelli d’Italia Mariateresa Tomada, «può interessare molto la Corte dei conti. Il prezzo di uno di questi tubi di plastica arriva tranquillamente ai tremila euro. Assessore, occhio...». Sul medesimo tasto batte anche Walter Andreaus del Centro tutela consumatori utenti: «Uno sperpero di denaro, perché prima o poi tutti si accorgono che non si tratta di un autovelox fisso e quindi l’effetto deterrente svanisce». Potrebbero magari servire per chi entra in città la prima volta, turisti o altro, «ma quando si entra in una città che non si conosce si limita sempre la velocità...» Si tenga poi conto che i Consumatori altoatesini già negli anni sono riusciti a far togliere tutti gli autovelox fissi presenti in provincia. «Anche le istituzioni devono attenersi alle regole: la legge prevede che siano installati solo in certi casi ben precisi e comunque non nei centri abitati, dove, se si utilizza un autovelox, deve essere presente anche la pattuglia della polizia municipale». Insomma, gli speed check ai Consumatori non piacciono.

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