Staffler: la Provincia è un elefante lento

L’imprenditore attacca: «Un apparato enorme, burocratico e macchinoso. Il cambiamento deve partire da qui»


di Paolo Campostrini


BOLZANO. "Meno ci difendiamo più saremo difendibili". Sembra un paradosso ma non lo è, visti i tempi. Copyright Franz Staffler . Antica dinastia alberghiera e nuova imprenditoria finanziaria e commerciale. Come dire: dalla tradizione all'innovazione passando attraverso il dialogo e cavalcando la labilità dei confini. Ci spiega il paradosso? "Semplice: quando le cose cambiano è inutile stare fermi sulla difensiva e pensare solo a proteggere i propri soldi. E' come metterli sotto il materasso. Occorre invece andare incontro al cambiamento, anticiparlo, farsi trovare pronti e rinnovati. C'è un vecchio detto contadino... No, è un po' troppo contadino". Dica pure... "Coi pantaloni pieni è facile camminare male. Il concetto è espresso più crudamente in dialetto ma rende l'idea". Ecco cosa deve fare l'autonomia oggi per Staffler: muoversi come un'impresa che vede nero all'orizzonte e invece di chiudere le persiane e nascondersi in cantina si alleggerisce dei pesi e cerca un nuovo modo di affrontare la tempesta.

L'autonomia è in pericolo?

Lo è sempre stata. Da quando è nata. Ma oggi è diverso perchè non c'è un nemico. Ce ne sono tanti. E allora meglio guardarsi dentro e capire perchè. E iniziare ad affrontare i problemi invece che chiudersi in trincea.

I problemi esterni ci sono ma possiamo incidere poco. Quelli interni?

Che è mancata finora la capacità di elaborare un obiettivo a breve/lungo termine. Ci siamo limitati ad amministrare. Bene, certamente. E visto il panorama intorno è già un bel risultato. Ma è mancata la prospettiva, l'orizzonte.

Del tipo?

Cosa vogliamo fare del territorio, quale piano industriale per produrre Pil, come e dove immettere innovazione, quali tagli strategici sono necessari da qui ai prossimi cinque anni e non sull'onda dei risparmi immediati da fare o non fare perchè imposti.

Vuol dire che si sono spese energie nella politica risarcitoria e nella gestione e non si sono fatti programmi e investimenti strategici?

E' così. E ora ne sentiamo la mancanza. Penso alla burocrazia.

Tema che sta molto a cuore all'economia...

E' qui l'errore. In realtà dovrebbe stare a cuore a tutti. Pensi: in Alto Adige una persona che lavora su sei è dipendente provinciale. Poi i comunali. Poi gli statali. Il pubblico è ovunque e spende troppo. Non è un rapporto sano, è un rapporto malato.

A proposito di malato, c'è la sanità in campo ora.

E' lo stesso discorso. Stiamo spendendo troppo nel pubblico. E criminalizziamo il privato. Solo adesso ce ne accorgiamo. Ma è qui che l'autonomia deve mostrare la sua capacità offensiva e non difensiva.

E' difficile accettare di essere un po' meno ricchi...

Sarebbe più doloroso farcelo imporre. E invece dobbiamo farlo noi. Avere la capacità di dirottare risorse dai settori non produttivi e dalla burocrazia provinciale e comunale a quelli innovativi, far viaggiare meglio la macchina. E in ogni caso, ne abbiamo comunque più degli altri.

Intende più degli altri in Italia?

Non solo. Guardo al Tirolo del Nord. Sono molto meno ricchi di noi. Hanno salari più bassi e soprattutto meno dipendenti pubblici. Ce lo chiedesse Roma o Bruxelles non importa. Dobbiamo noi riformarci e farlo perché è giusto e ci servirà non perché voluto da altri o dalla crisi globale.

Questo significa una rivoluzione culturale dopo decenni di spese, disponibilità quasi illimitate e anche sprechi, no?

Ma va fatta. Dobbiamo elaborare un nostro libro bianco in cui stabiliamo dove dirottare risorse e a favore di quali settori. Io dico diminuendo la spesa burocratica a favore dell'innovazione. Non solo industriale ma anche turistica, ecologica, della ricerca. E poi la scuola. Basta chiusure. Tutti bilingui e magari trilingui sfruttando anche le novità didattiche. Più incontri, scambi, aperture.

Cosa farebbe lei?

Tutto questo se potessi. Iniziando dalla macchina comunale, che è terribile, poi quella degli uffici provinciali, che è una struttura elefantiaca.

Ce la faranno, i politici?

Kompatscher ha mostrato intelligenza, capacità di comprendere la necessità del cambiamento molto più dei suoi predecessori. E anche la giunta, pur se di nuovi in fondo c'è solo Achammer... L'ha mostrata a parole, però. Per cui, caro Arno, ti aspettiamo ancora. Ma non metterci troppo.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità