Stein an Stein, condanna confermata

In appello sconto di pena di due mesi per Klaus Stocker e Franz Pircher per effetti delle attenuanti


di Giancarlo Ansaloni


BOLZANO. La Corte d’appello di Bolzano ha confermato ieri la condanna per truffa di Klaus Stocker e Franz Pircher (rispettivamente presidente del consiglio di amministrazione e presidente del collegio sindacale di Sel) in relazione al primo filone di inchiesta della vicenda Stein an Stein sulla centrale di Mezzaselva. I giudici di secondo grado hanno però ridotto la pena di due mesi (infliggendo 1 anno e sei mesi di reclusione a testa) avendo riconosciuto le attenuanti generiche prevalenti. E’ stato respinto anche l’appello della Procura che aveva contestato la decisione del giudice di primo grado di ritenere l’abuso d’ufficio assorbito nel reato(confermato) di truffa aggravata. Al di là dei tecnicismi giuridici, l’impianto accusatorio della Procura della Repubblica (l’inchiesta venne curata in prima persona dal procuratore capo Guido Rispoli) è stato pienamente confermato anche dal giudizio d’appello. Ricordiamo che in primo grado il giudice Carlo Busato aveva ritenuto provato che il consiglio di amministrazione della Sel fosse stato fraudolentemente indotto in errore circa la convenienza economica di accettare la proposta di vendita da parte di «Parcheggi Italia spa» della centrale idroelettrica di Mezzaselva. In sostanza in primo grado trovò conferma in sentenza il quadro delineato dalla Procura in relazione al comportamento dei due imputati che avrebbero agito con un obiettivo ben preciso: l'arricchimento personale. Klaus Stocker (che ricopriva un ruolo assolutamente centrale nella gestione di Sel) venne indicato come «primo responsabile di tutte le informazioni ingannevoli o false fornite al consiglio di amministrazione della società» il 24 novembre 2006 quando lo stesso Cda decise di non acquistare la centrale in questione (che venne invece rilevata dalla società privata Stein an Stein in tutto o in parte riconducibile agli imputati. Il processo di primo grado evidenziò che Stocker non solo fornì «dati ingannatori» ma indicò al consiglio anche il risultato di una stima del "valore corrente di utilizzo" della centrale di Mezzaselva (70 mila euro) facendo credere che tale stima fosse contenuta in una perizia fornita il 17 luglio 2006 da una società specializzata (la "Xelee srl) che in realtà non era in atti dal momento che risulta consegnata solo il 22 dicembre successivo. La Corte d’appello ha confermato l’impianto accusatorio ma, come detto, ha riconosciuto agli imputati le attenuanti prevalenti con sconto di pena.(ma.be.)

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