La gestrice: tanti ostacoli da parte della burocrazia, purtroppo siamo sotto sequestro

Storie di Natale/ Il rifugio dei cani «soli»

Fra Arginale e Mebo una fattoria per animali abbandonati


Riccardo Valletti


BOLZANO. Quando passi dall'arginale alla MeBo, proprio sulla rampa prima di entrare nella superstrada, butta un'occhiata a destra e scoprirai il "mondo di Tyson". Un recinto da cantiere rivestito di tela verde, che separa montagne di terra da riporto e ruspe in disuso da tre capannette col comignolo e uno steccato per i maialini vietnamiti.

È un rifugio per animali, di quelli a cui ti rivolgi se il cane quando cammina barcolla e fa cadere le fioriere per tutta casa, oppure quando il suo padrone è passato a miglior vita e gli eredi non ne vogliono sapere di tenerlo, o anche se il maialino vietnamita che hai riportato dal viaggio di nozze continua a crescere invece di mantenere una taglia da gatto come ti aveva promesso un astuto commerciante dall'altra parte del pianeta.

Una specie di fattoria degli animali diseredati e orfani, che se potessero parlare avrebbero mille storie da raccontare. Sono il branco di Tyson, un cucciolone di labrador incrociato con un amstaff, che si sta miracolosamente recuperando da una malformazione congenita. Insieme a lui ci sono Randy, Cristopher e tutta una ciurma di una decina di chiassosi quadrupedi di tutti i colori e razze. «Abbiamo iniziato quasi per caso - racconta Claudia Savegnago della Sos Ada, l'associazione che ha preso in affitto il terreno per dare un posto a questi animali - poi la gente ci ha conosciuto attraverso la rete». All'inizio il piano era di recintare il pezzetto di terra per farci scorrazzare i cani che nessuno voleva più, poi si sono aggiunti quelli raccolti sul ciglio dell'autostrada, quelli malati e qualche assegnazione provvisoria, in attesa che il padrone trovi un alloggio.

«I problemi sono arrivati quando ho alzato le capanne - prosegue Claudia - pensavo fosse più semplice invece sono arrivati subito i vigili urbani e l'Asl a fare i loro controlli, io volevo solo dare agli animali un ricovero per l'inverno». Mentre parla i suoi amici a quattro zampe fanno un chiasso tremendo, si ruzzolano l'uno sull'altro e a turno le fanno le feste. «Ora siamo sotto sequestro, e questo ci impedisce di accogliere nuovi animali e peggio ancora di dare i nostri in adozione proprio quando avevamo ricevuto le prime richieste». Gli apparati burocratici hanno contestato alcune formalità, racconta l'animalista, che si dovrebbero risolvere con la consegna di alcuni documenti, ma quello che più pesa è il timore di una multa. I soldi in cassa sono pochi, e destinati alle cure degli animali.

«Tutto quello che abbiamo è frutto di donazioni, perfino la rete di recinzione me l'ha regalata un'impresa di costruzioni, tentiamo di finanziare le cure per i cani con delle campagne su internet, ma non è un'impresa facile». Tyson ha bisogno di una risonanza magnetica per una diagnosi definitiva sul suo problema congenito, Cristopher ha già perso un occhio e sta ricevendo cure per salvare l'altro, Randy ha un glaucoma, e poi ci sono le spese per il cibo, per mandare avanti le stufe, per l'affitto del terreno. «Una multa ci metterebbe in ginocchio, e senza motivo, qui non facciamo niente di male».

Il sogno di un rifugio che rischia di svanire, potrebbe salvarsi solo strutturandolo formalmente in un progetto Onlus. «Spero solo che mi lascino il tempo di impostare tutto - si sfoga Claudia - tutto questo è venuto su in poco più di un mese, vorrei creare una cooperativa, chiedere tutte le autorizzazioni e fare le cose in regola, ma ho bisogno di una mano». La Bolzano solidale nei confronti degli animali intanto si è già mossa, il proprietario del terreno ha accettato un accordo per un affitto super ribassato, il comune di Bronzolo ha donato un nuovo cancelletto per il recinto e tanti privati hanno regalato coperte, divani o materiali per tenere i cuccioli al caldo. Qualcuno ha anche accettato un'adozione a distanza, il cane resta nella sua cerchia di amici, e all'associazione arriva un piccolo contributo per il suo mantenimento.

«Sogno un luogo in cui i bambini possano venire a giocare in mezzo agli animali - racconta assorta Claudia - questo recinto potrebbe essere una specie di oasi per tutte le razze di animali che la gente compra senza sapere a cosa va incontro». Per questo la responsabile pretende che si chiami "rifugio", «perché per loro è una seconda opportunità, come per Speck e Pancetta (i maialini vietnamiti), fuori di qui farebbero una finaccia, quando ho provato a dire a qualcuno se li voleva mi hanno chiesto come si cucinano da quelle parti, invece potrebbero essere un bell'esempio di animale raro salvato al suo destino». Di solito a Natale le storie finiscono con un bel lieto fine, chissà che questa non sia una di quelle, e Bolzano decida di regalarsi un'oasi verde al posto di uno sterrato.

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