Stranieri, arriva la stretta sul welfare 

Prestazioni secondarie solo con corsi di lingua e cultura locale. Achammer e Kompatscher: integrazione, no a società parallele


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Il welfare «secondario» concesso in Alto Adige agli stranieri non comunitari sarà legato dal 2019 a una comprovata volontà di integrazione. Arriva la annunciata riforma delle prestazioni.

Con la decisione presa ieri la Provincia fa da apripista tra le regioni italiane. Una stretta approvata ieri all’unanimità dalla giunta provinciale. «Non vogliamo società parallele», riassumono il presidente Arno Kompatscher e l’assessore Philipp Achammer. Via libera a corsi di lingua, con esame finale, corsi di cultura locale e rispetto dell’obbligo scolastico, su cui Achammer scandisce «non accetteremo più assenze prolungate da scuola senza giustificazione plausibile». Se ne discute dal 2016.

Ieri un nuovo passaggio. Dopo i pareri legali dell’avvocatura provinciale e le modifiche alla legge sulla integrazione, la giunta ha deciso il via libera al nuovo corso: decisivo, riferiscono, il parere legale del professor Walter Obwexer (facoltà di Giurisprudenza a Innsbruck), cui era stata chiesta una analisi dal punto di vita delle norme europee.

«Le disposizioni della legge provinciale sull’integrazione del 2011, che prevedono la facoltà di legare l’erogazione di prestazioni sociali supplementari per cittadini di paesi terzi alla conoscenza delle due lingue provinciali italiano e tedesco, sono compatibili con il diritto comunitario ed internazionale», scrive tra l’altro Obwexer.

Il principio è «integrazione a fronte di impegno». Le nuove regole potranno essere estensive. In base al parere legale, si potranno vincolare tutte le prestazioni sociali superiori al livello minimo. Si parla dunque di misure come l’assegno familiare, il sussidio per l’affitto, misure per la non autosufficienza.

Le prestazioni saranno erogate «nel rispetto dei principi della proporzionalità e della ragionevolezza», legandole alla conoscenza certificata delle lingue e della cultura locale e dell’obbligo scolastico dei minori. Nei prossimi mesi le ripartizioni competenti dovranno modificare i criteri per l’assegnazione delle prestazioni sulla base di quanto previsto nella delibera. Non sarà sufficiente la frequentazione di corsi di lingue. Verrà chiesto anche il superamento degli esami conclusivi che attestino una conoscenza di base della lingua. Quante lingue? Si partirà con una, italiano o tedesco, con un vincolo: chi iscrive il figlio alla scuola tedesca o italiana, deve essere in grado di parlare quella lingua, per seguire l’educazione del bambino. «Deve esserci una differenza tra chi dimostra una reale volontà di integrazione e chi vive qui come se abitasse in una società parallela», dice Achammer. Viene data molta attenzione alle donne. «È fondamentale coinvolgere entrambe le figure genitoriali», ancora Achammer, «Procederemo infatti gradualmente. Si partirà con le prestazioni principali e poi passeremo alle altre, se incontreremo ancora resistenze». D’accordo l’assessore Christian Tommasini (Pd): «Se vogliamo evitare derive razziste, è importante fissare diritti e doveri legati alla integrazione. La conoscenza delle lingue della nostra provincia è un passaggio chiave. Ritengo corretto chiedere un impegno a fronte di prestazioni secondarie del welfare. Regole umane, ma chiare». Il percorso, riferisce Kompatscher, è stato discusso con il Commissariato del governo, cui è stato chiesto che i corsi vengano affidati alla rete delle formazione permanente.

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