Stranieri: in Alto Adige regole più severe per le prestazioni sociali

Serviranno 5 anni di soggiorno per ottenere agevolazioni a livello provinciale. L'obiettivo è duplice: favorire l'integrazione degli immigrati, ma anche pretendere il rispetto delle regole


Antonella Mattioli


BOLZANO. Oggi la giunta provinciale inizierà l'esame del disegno di legge sull'immigrazione elaborato dall'assessore Roberto Bizzo e dal suo staff. L'obiettivo è duplice: favorire l'integrazione degli immigrati, ma anche pretendere il rispetto delle regole. In Alto Adige vivono circa 40 mila stranieri (l'8% della popolazione), di questi sono circa 30 mila quelli che lavorano (su un totale di 200 mila altoatesini che hanno un'occupazione). «Le cifre dimostrano - spiega Bizzo - che la società altoatesina ha bisogno di lavoratori stranieri. La loro presenza qui va però regolamentata per garantire a tutti gli stessi diritti nel rispetto dei doveri». 5 ANNI DI SOGGIORNO. La nuova legge introduce il requisito dei 5 anni di soggiorno stabile per le prestazioni sociali, sanitarie, educative provinciali aggiuntive rispetto a quelle minime garantite a tutti sul territorio nazionale. Sarà invece oggetto di discussione l'introduzione, sempre per le stesse prestazioni, del requisito di tre anni di lavoro. «I cinque anni di soggiorno più i tre di lavoro - prosegue l'assessore - sono previsti già oggi per tutte le prestazioni inerenti la casa. Per questo vorremmo prevederli anche per tutto il resto». Sembra invece definitivamente tramontata l'ipotesi, sostenuta nelle scorse settimane dal presidente della Provincia Durnwalder, di legare le prestazioni socio-sanitarie, garantite dalla Provincia, alla conoscenza di italiano e tedesco. «La discussione su questo punto - dice Andrea Zeppa, caporipartizione - è aperta ma ci sono difficoltà sia politiche che giuridiche». A sconsigliare l'introduzione di test linguistici, che non sia quello in lingua italiana già previsto a livello nazionale per il permesso di soggiorno, è anche la recente sentenza che ha bocciato le regole per il sussidio casa definendole discriminatorie. NO AI GHETTI. Il disegno di legge introduce anche il principio di omogeneizzazione nel tessuto abitativo e scolastico degli immigrati. Su come ciò avverrà, dovrà essere fissato probabilmente da un regolamento attuativo, ma l'obiettivo è chiaro fin d'ora: evitare la creazione di ghetti. In questi anni la concentrazione di più famiglie immigrate in un'unica casa Ipes ha causato grossi problemi: il processo d'integrazione è fallito e sono scoppiate tensioni tra stranieri e locali. Problemi analoghi si sono verificati in quelle scuole, dove si sono messi troppi immigrati con difficoltà di tipo linguistico aggravate da contesti familiari problematici. Per favorire l'inserimento nel tessuto sociale degli stranieri ci sarà un miglior coordinamento a livello di corsi sia linguistici che professionali: ciò in stretto collegamento con l'ufficio del lavoro. Inoltre verrà definita meglio la figura del mediatore culturale, per evitare che chiunque possa ricoprire questo ruolo. Il disegno di legge prevede anche la creazione di una Consulta provinciale per l'immigrazione.

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