Sui costi della politica pronti nuovi tagli

Il presidente Vezzali: a me 14.210 euro lordi mensili contro i 20 mila attuali. La scure su gruppi e consiglieri ma i portaborse dovranno essere assunti


di Maurizio Dallago


BOLZANO. Indennità di 14.210 euro lordi al mese per il presidente del consiglio provinciale. Oggi sono circa 20 mila. A scalare quella dei membri dell’ufficio di presidenza. Cinque mila euro annui ad ogni consigliere per le spese dei gruppi, a cui aggiungere il pagamento da parte dell’ente pubblico per l’assunzione dei portaborse.Previsti 43 mila euro annui come costo del collaboratore. Impossibile assumerne uno per ogni consigliere, perché la Svp, ad esempio, si ritroverebbe con 18 dipendenti.

La proposta che il presidente del consiglio Maurizio Vezzali porterà ai capigruppo sarà quindi di questo tenore. Ai gruppi con un consigliere un portaborse, a quelli da 2 a 3 due collaboratori, da 3 a 5 consiglieri 3 portaborse, da 5 a 9 consiglieri 4 collaboratori, da 9 a 14 consiglieri 5 collaboratori, oltre i 14 consiglieri 6 collaboratori. Una griglia necessaria per non portare i costi alla stelle e mantenerli suppergiù uguali a quelli attuali e riferiti ai gruppi consigliari, dove oggi si prende una quota fissa per gruppo di 2.000 euro al mese, più ad esempio 980 euro mensili per consigliere nei monogruppi.

Con una differenza, oggi questi contributi sono praticamente nella mani dei gruppi che ne possono disporre come vogliono. Assumere o meno collaboratori, utilizzarli per spese di vario genere. In futuro a «libera» disposizione solo i 5 mila euro annui. Perché se non si intende assumere il portaborse, questi soldi li risparmierà la mano pubblica. Sarà compito del gruppo consiliare decidere se avere o meno il collaboratore e quale tipologia di contratto effettuare. Il gruppo come datore di lavoro, quindi.

In arrivo anche una sforbiciata netta alle indennità di carica per membri della giunta. Materia indotta per intero o quasi dal decreto-legge 174 del governo Monti e di cui il consiglio provinciale dovrà occuparsi entro il termine tassativo del giugno prossimo.

Partiamo quindi dalla legge statale. Fissa l’indennità per consiglieri ed assessori provinciali in questi termini: un importo massimo lordo e comprensivo di tutto pari a 13.800 euro per il presidenti di giunta e consiglio e un importo massimo sempre mensile per i consiglieri di 11.100 euro lordi. Ad oggi la Regione ha già provveduto ai tagli - i consiglieri provinciali e regionali sono pagati dalla Regione - e prenderanno a partire dalla prossima legislatura 9.800 euro lordi mensili, a cui si aggiunge un rimborso forfettario mensile di 700 euro.

In caso di missioni su incarico dell’istituzione avranno diritto a rimborsi specifici. Bene, fin qui il governo Monti. Spetta adesso al consiglio provinciale emanare un nuovo regolamento per quanto riguarda le indennità di carica dell’ufficio di presidenza e i contributi ai gruppi. È la proposta avanzata da Vezzali. Per quanto riguarda le indennità di carica della giunta è vera mannaia, fissando appunto a 13.800 euro lordi mensili il tetto massimo per il governatore.

Oggi sono circa 26 mila - sempre lordi - per Durnwalder, che prende l’83% in più dell’indennità di consigliere, mentre il 74 per cento è per i due vicepresidenti della giunta ed il 65% per gli assessori. Per non superare , o rimanere più o meno nei limiti di quanto impone la legge statale, dovranno giocoforza scendere anche le percentuali calcolate rispetto alle indennità di semplice consigliere. Lasciandole invariate, si supererebbe di alcune migliaia di euro al mese il tetto massimo previsto da Monti. Raggiungibile con un aumento del 45 per cento rispetto allo stipendio da consigliere, come è nel caso del conteggio per l’indennità di funzione del presidente del consiglio provinciale. E dove il 23 per cento in più va al vicepresidente e l’11% ai questori.

«Io mi limito alla parte del consiglio e la mia proposta fnirà poi ai capigruppo, quindi in commissione e aula. Spetta alla giunta valutare come intervenire sui tagli per quanto le riguarda, visto che le maggiorazioni per i membri dell’esecutivo sono fissate attualmente per legge e non da un regolamento», spiega Vezzali (Pdl).

«Certo se vogliamo essere virtuosi come Provincia autonoma rispetto al resto d’Italia dobbiamo dimostrare che anche sui tagli non siamo secondi a nessuno», ancora il presidente del consiglio altoatesino. Al di là dei tecnicismi la scure si abbatterà anche sulla giunta. «In questi anni abbiamo già tagliato le nostre indennità, ma siamo pronti a dare un’ulteriore sforbiciata, lo faremo certamente, soprattutto in questa fase di crisi, in cui tutti faticano ad arrivare alla fine del mese», sottolinea l’assessore provinciale Christian Tommasini (Pd). Ed anche Durnwalder non è per un no ai tagli. Tanto più che scatteranno dalla prossima legislatura, quando non ci sarà più.













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