Tagli alle Poste, «la Provincia sta zitta»

I sindacalisti scrivono a Kompatscher: ci sono spiragli per evitare le chiusure degli sportelli ma la politica locale è assente


di Davide Pasquali


BOLZANO. Tagli alle poste, gli spiragli per limitare i danni ci sarebbero, ma la politica locale è totalmente assente. Lo lamentano Antonio Poddesu e Antonella Longo. I sindacalisti Slc Cgil lunedì mattina spediranno una lettera al presidente della Provincia Arno Kompatscher. Al quale si chiederà di prendere in mano la questione, anche perché la situazione, negli ultimi giorni, a livello nazionale pare stia precipitando: il nuovo amministratore delegato di Poste italiane, Caio, ha annunciato 3900 esuberi.

La questione postale è terribilmente complessa. A livello locale i sindacati lamentano innanzitutto due mancanze legate allo statuto di autonomia: secondo le norme di attuazione del Pacchetto, in Alto Adige ogni azienda statale o figlia di azienda statale dovrebbe avere un rappresentante locale in grado di dialogare direttamente con Roma. Questo non esiste più, in quanto ora come ora tutte le decisioni aziendali vengono prese a Mestre e comunicate a Roma bypassando Bolzano. In secondo luogo, mancherebbe il rispetto formale e sostanziale del bilinguismo, tema di fatto ignorato dai vertici delle Poste. In più, ci sono di mezzo le razionalizzazioni. Delle tre riunioni tenutesi con l’ad Caio a livello nazionale e alle quali hanno preso parte anche i sindacalisti altoatesini, finora non si era mai parlato di esuberi. Si sa però che Poste italiane vuole puntare a moltiplicare le sale per la consulenza bancaria eliminando sportellisti e sostituendoli con promotori finanziari. Si vorrebbe sviluppare il settore dei prodotti bancari per così dire più rischiosi e dunque più remunerativi. Insomma, ben oltre il Banco Posta. Poi verranno rivoluzionati anche recapito, logistica e trasporti. Si punterà di più sui pacchi, di cui ora come ora Poste italiane, con Sda, detiene solo il 4% del mercato nazionale. Ma allo stesso tempo si dovrà per forza ridurre il servizio di recapito ordinario. Perché? Semplicemente perché l’Agcom ha stabilito che del miliardo di euro necessario alle Poste per gestire il servizio, lo Stato ne verserà solo 250 milioni. Cosa succederà? Nei Comuni con bassa densità abitativa, e in questo l’Alto Adige sarà fra i primi a soccombere, il recapito avverrà solamente a giorni alterni. Nelle ultime settimane, però, in parlamento si sono susseguite interrogazioni urgenti da ogni parte. Si è pure svolta una conferenza Stato Regioni, nel corso della quale i vertici delle Poste hanno aperto spiragli. Insomma, si potrebbe trattare. Ma gli altoatesini pare che alla seduta non abbiano nemmeno preso parte.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità