Tangenti Ipes a BolzanoIl giudice reintegra un impiegato

Valter Boldrin tornerà subito al suo posto negli uffici amministrativi dell’Ipes. Si tratta di uno dei cinque impiegati dell’ente colpiti da un provvedimento di sospensione dal lavoro per un mese



BOLZANO. Questa mattina Valter Boldrin tornerà al suo posto negli uffici amministrativi dell’Ipes. Si tratta di uno dei cinque impiegati dell’ente colpiti da un provvedimento di sospensione dal lavoro per un mese. Il provvedimento venne firmato dal giudice Silvia Monaco su richiesta della Procura della Repubblica ma ora è stato annullato dal tribunale del riesame presieduto dal giudice Edoardo Mori.
Molto soddisfatto l’avvocato difensore Marco Ferretti che pone l’attenzione sulle motivazioni del provvedimento del tribunale. I giudici hanno rilevato l’assoluta assenza di esigenze cautelari che possano giustificare un provvedimento così pesante. Le misure cautelari e quelle interdittive - scrive il giudice Mori nell’ordinanza di ieri - sono soggette agli stessi limiti di applicabilità in quanto «non possono essere applicate a cuore leggero e senza utilità alcuna». Partendo da questo presupposto giuridico, il giudice Mori rileva che la sospensione dal lavoro disposta dal giudice non trova alcuna giustificazione. Il riferimento alla possibile reiterazione del reato (concorso in corruzione) da parte dell’indagato è considerato dal giudice decisamente poco credibile. «Di certo il pubblico impiegato scoperto a commettere illeciti - scrive il giudice Mori - non è in grado di continuare a commetterli all’interno della pubblica amministrazione e proprio non si comprende perchè dovrebbe essere portato a continuare in modo inconsulto nella propria azione criminosa». Nell’ordinanza, il presidente del tribunale del riesame rileva che «le misure cautelari sono soggette a precise condizioni di ammissibilità che il legislatore ha posto come molto restrittive e che devono essere interpretate in modo restrittivo, così come ogni norma che incide sulle libertà del cittadino». Nel nostro ordinamento, rileva ancora il giudice Mori nell’ordinanza, sono fondamentali il principio di innocenza e quello del Favor Libertatis, mentre invece non esiste alcuna norma e alcun principio da cui si possa dedurre che esigenze di indagini della pubblica accusa consentano di forzare la norma e la mano in nome della necessità di punire ad oltranza. «E’ cosa del tutto vietata dalla legge - si afferma nell’ordinanza - che il pericolo di reiterazione venga individuato dal Pm solo nel fatto che un soggetto abbia commesso un reato». Secondo il tribunale del riesame non esiste neppure un pericolo di inquinamento della prova dato che i documenti presso l’ente pubblico possono essere sequestrati e l’indagato può parlare con i propri colleghi o con testimoni sia se è in servizio sia se è sospeso. Come si nota le motivazioni non fanno riferimento alla posizione specifica di Boldrin ma potrebbero essere applicate anche agli altri 4 impiegati sospesi. L’avvocato Ferretti ha spianato la strada a tutti. (ma.be.)

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