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Tempo di saldi a Bolzano: per il commercio locale la sfida fra influencer e quarantene

Scattano l'8 gennaio in città. La vicepresidente di Confesercenti Elena Bonaldi: “recuperare il 20% degli incassi mancati a Natale ma anche riconquistare una fascia media che sta lentamente migrando verso l’acquisto online sistemico”



BOLZANO. Recuperare il 20% degli incassi mancati a Natale ma anche riconquistare una fascia media che sta lentamente migrando verso l’acquisto online sistemico. O verso i megastore.

L’inizio dei saldi invernali, fissato per sabato 8 gennaio a Bolzano, concede ai negozianti qualche giorno “cuscinetto” utile per fare un bilancio di quanto successo e delle sfide future.

Lo facciamo con la vicepresidente di Confesercenti (e presidente del consorzio Four You) Elena Bonaldi. Partendo da quanto accaduto nella sua gioielleria per arrivare alla grande competizione mondiale del digitale.

Che Natale è stato?

“Molto strano. Fino al 20 dicembre nei negozi è stata davvero una pena. Noi veleggiavamo verso un -30% rispetto al 2019. La Domenica d’Oro è stata uno strazio. All’improvviso, però, gli ultimi quattro giorni hanno sconvolto tutto riportandoci in linea con il passato”

Come si spiega questa anomalia?

“Come sempre sono tanti i fattori concomitanti. Spesso, per esempio, si sottovaluta il fattore meteorologico ma la prima metà di dicembre calda ha impedito che si avvertisse velocemente l’atmosfera natalizia. In molte strade c’è stato anche un leggero ritardo nell’installazione delle luminarie. A questo bisogna aggiungere un certo timore delle persone per i luoghi affollati (come si immaginano i negozi a Natale) e una ormai consolidata tendenza a preferire l’acquisto sul web o nei centri commerciali. E’ mancato il tradizionale caos natalizio e le cause sono tutte sfide da affrontare”.

Alla fine, però, tutto bene…

“Insomma, non dappertutto. A livello generale ritengo che sia credibile stimare una contrazione del volume di affari tra il 10 e il 20% con particolare sofferenza per abbigliamento e calzature. Settori che sono, fortunatamente, anche quelli tradizionalmente maggiormente supportati dai saldi in arrivo”

Chi è mancato?

“Sia dal punto di vista della spesa sia da quello anagrafico direi la fascia media. Nei negozi tradizionali si sono venduti tanti pensieri dai 20 euro in giù e tanti regali di valore, anche oltre i mille euro. L’intermedio ha latitato ed è facile ipotizzare si sia orientato maggiormente sulle forze dei brand online o dei negozi di marca nei centri commerciali o in Centro storico dove, però, si è sentita l’assenza dei turisti. Dal punto di vista dell’età, invece sono mancati i clienti tra i 35 e i 55 anni mentre tra i giovanissimi il commercio di vicinato è sotto acqua”

In che senso?

“Su tutte le piattaforme si vedono under 25 che spingono sempre verso acquisti dei grandi aggregatori online. La cultura dell’andare in negozio rischia di essere vetusta e questi ragazzi non sono una fascia di mercato da sottovalutare. Spesso, infatti, si tratta di giovani che iniziano a guadagnare i primi stipendi senza avere mutui o grandi esborsi mensili da sostenere. Significa che, come i pensionati, hanno una significativa percentuale di capacità di spesa rispetto al reddito percepito”

E’ possibile andare a riprenderli?

“E’ molto complicato ma non impossibile. Bisogna lavorare sul digitale e giocare nel loro campo. Se un negozio di vicinato ha prodotti con costi e qualità adeguati alla fascia giovanile perché non tentare l’investimento di una piccola pubblicità tramite gli influencer sui social? Non c’è scritto da nessuna parte che i ragazzi debbano per forza sponsorizzare solo prodotti acquistabili su Amazon. Né che la promozione vada potenziata solo ed esclusivamente seguendo i canoni tradizionali. Se gli influencer spostano pubblico digitale sui social possono farlo anche fisicamente. In misura ridotta ma possono”

Torniamo un secondo all’abbigliamento?

“Prego”

Qual è l’impatto sul settore delle applicazioni di second hand che stanno esplodendo?

“Qui torniamo di nuovo all’erosione della fascia media. Se posso acquistare una borsa usata in ottime condizioni a 20 euro rispetto ai 180 euro richiesti per la nuova in negozio faccio un affare, è chiaro. Chi lo conclude, però, non è il cliente altospendente della boutique (che difficilmente si orienta sull’usato) ma la fascia media che, magari, avrebbe acquistato una bella borsa da 30 euro di una marca non conosciuta nel negozio di vicinato. Sbaglia chi pensa che queste applicazioni stiano erodendo terreno all’alta moda. E’ proprio il contrario”

I saldi, dunque, saranno anche in questo caso un’occasione di rilancio…

“Anche se arrivano troppo presto. Le svendite così vicine al Natale comportano l’attesa da parte di moltissimi clienti nell’acquisto pure nei giorni antecedenti il 25 dicembre. Tante persone, per fare un esempio, regalano dei buoni al posto dei vestiti così il beneficiario può recarsi in negozio ad acquistare durante i saldi. So che appare poco elegante ma purtroppo è quanto accade”

Quali sono le altre preoccupazioni per l’esito dei saldi?

“Parrà banale ma le quarantene. Con i contagi che schizzano verso l’alto le persone che dovranno rimanere chiuse in casa sono tantissime. Ovvio che questi potenziali clienti saranno costretti ad acquistare online anche se prediligono il commercio di vicinato. Per fortuna che il governo ha rivisto alcune regole alleggerendo l’isolamento per alcune categorie”.













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