Tommasini: «Non faremo classi da 29 studenti»

L’assessore boccia la proposta dell’Intendenza: è stata un incidente di percorso Poco margine per nuove assunzioni: «Servono più risorse solo per i casi di Dsa»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. La bozza di delibera circolata nei giorni scorsi, nella quale si prospettava l’assunzione di 30 docenti italiani nell’ambito del rinnovo triennale degli organici, ha infastidito l’assessore provinciale Christian Tommasini, che ieri ha strigliato chi l’ha fatta uscire e l’ha distribuita ai sindacati. Il vicepresidente della giunta, che ha bollato il caso come «un corto circuito interno», ha fatto il punto sul futuro della scuola italiana: più che di assunzioni si parlerà, entro maggio, di razionalizzazione delle risorse interne, fatta eccezione per chi si occupa di studenti con disturbi di apprendimento. I casi certificati sono sempre di più e c’è una «reale sofferenza».

Assessore i sindacati, fatti due conti, ritengono che a fronte di 1.100 studenti in più in 3 anni vadano garantiti 99 posti, compresi i prof di sostegno. I numeri le tornano?

«Guardi, non so chi, di questi tempi, possa ritenere realistiche previsioni di questo tipo. Posso dire che difenderemo con le unghie e con i denti gli attuali organici. Il resto lo scopriremo durante la trattativa che finirà entro maggio».

Già, ma la bozza di delibera dell’Intendenza diceva altro: 30 nuovi posti per gli italiani e 0 per la scuola tedesca e ladina. Le risulta?

«Quello è un documento che ha fatto uscire la responsabile di un ufficio senza consultare l’Intendente e la parte politica, ovvero il sottoscritto. Smentisco quei numeri e archivio l’episodio come un incidente di percorso».

In quel documento si fa riferimento – per far quadrare i conti – a classi, alle superiori, fino a 29 alunni. Sarà così?

«No, nel modo più assoluto. Il coefficiente medio resterà di 20,5 alunni per classe. I dirigenti potranno abbassarlo o alzarlo, in caso di necessità, ma si tratterà dell’eccezione e non certo della regola».

Ma la scuola tedesca gode davvero di privilegi rispetto a quella italiana per quanto attiene il numero di «prof» in organico?

«Il rapporto è di un insegnante ogni 8,2 alunni nella scuola tedesca e di un insegnanti ogni 8,3 alunni in quella italiana. Dobbiamo recuperare pochissimo. L’unico settore nel quale abbiamo bisogno di trovare nuove risorse è quello degli insegnanti di sostegno, complice l’aumento certificato degli alunni con disturbi di apprendimento. Per il resto temo che dovremo ottimizzare le risorse interne».

Ma in che modo?

«Faccio un esempio: nelle scuole tedesche i docenti che seguono i corsi serali per adulti sono fuori organico. Da noi non è così e li si può recuperare qualcosa».

Ha ragione, dunque, la sua collega Deeg che punta i piedi su eventuali nuove assunzioni?

«Dico solo che siamo riusciti ad evitare un taglio degli organici del 3% e quindi dovremmo essere soddisfatti. Nel resto d’Italia la tendenza è un’altra e non possiamo far passare il messaggio che le “speciali” sono privilegiate».

C’è chi ricorda che le scuole italiane devono “gestire” più alunni stranieri. E anche per questo servono più docenti.

«Il tasso di complessità è più elevato, è vero. Ma nessuno dice, ad esempio, che negli asili il personale è rimasto invariato anche a fronte di un calo di iscrizioni per due anni consecutivi. La questione va affrontata complessivamente. Senza forzature».

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