Tommasini: «Sui rifugi un’inutile offesa»

Il capolista del Pd: la Svp flirta con la Klotz, ci aspettiamo una svolta da Kompatscher, patti chiari dopo le elezioni


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Al Pd è andata di traverso la chiusura in bellezza del consiglio provinciale: Svp e destra tedesca insieme a votare la cancellazione dei nomi italiani dai rifugi e il divieto ad esporvi il tricolore. Gli assessori Bizzo e Tommasini hanno votato no, non sfuggendo peraltro alle critiche del centrodestra per il loro silenzio in aula. Christian Tommasini, capolista alle provinciali, accusa la Svp di «ambiguità» verso i temi etnici. Dando per scontato che l’alleanza proseguirà, Tommasini anticipa che il Pd chiederà «patti chiari e accordi precisi» alla Svp nell’accordo di coalizione per la prossima legislatura. Dopo Luis Durwalder, anticipa Tommasini, la palla passa al candidato successore Arno Kompatscher, «che ci auguriamo contribuisca a un salto culturale della Svp: le città hanno esigenze diverse delle aree rurali».

Il Consiglio chiude e la sua ultima votazione riguarda la cancellazione dei nomi italiani dei rifugi. Simbolico.

«Appunto, i simboli sono importanti. La legislatura è al termine e la mozione di Sven Knoll (Stf) non dovrebbe produrre effetti. Ciò non toglie che è stato un voto grave, che andava evitato e che ha fatto arrabbiare tante persone. La Svp in alcune circostanze continua ad essere ambigua. Da un lato garantisce aperture importanti sui temi della convivenza, costruite insieme a noi: pensiamo all’adunata degli alpini, al polo bibliotecario, alla candidatura come capitale europea della cultura. Dall’altro lato blandisce la destra tedesca. Finire con Knoll non è stato bello, proprio no».

Quindi?

«Chiediamo alla Svp di uscire dalla ambiguità, se continueremo ad essere alleati. Il bilancio è positivo, abbiamo fatto cose importanti. Anche sul plurilinguismo, ma ogni successo su questo fronte è costato troppa fatica e notti perse. Nella prossima legislatura contiamo che il rapporto con la Svp sia più lineare».

Qui entra in campo Kompatscher.

«Si sta profilando bene, promette un cambiamento. Proprio per questo anticipiamo che dopo le elezioni, quando si discuterà del patto di legislatura, il Pd, chiederà alla Svp di fare una scelta di campo ed essere più specifica nell’accordo sui temi strategici: scuola trilingue, toponomastica, sviluppo dalla autonomia etnica ad una cittadinanza plurilingue. È poi urgente modificare il meccanismo di finanziamento ai Comuni: Kompatscher ha dato una sua disponibilità e insisteremo, perché Bolzano e Merano rischiano di perdere troppi finanziamenti».

Finanziamento ai Comuni e calendario scolastico sono due dei punti di attrito tra voi e la Svp: in entrambi ha giocato un ruolo chiave il Consorzio dei Comuni, presieduto proprio da Kompatscher.

«L’ipotesi del nuovo calendario partì dal consorzio, non dalla giunta, così come il modello di finanziamento che privilegia i comuni medio-piccoli. Si torna al nostro auspicio di avere la forza di confrontarci alla pari con Kompatscher per promuovere una svolta: città e zone rurali hanno esigenze diverse, che vanno tutte rispettate. Sarà la legislatura delle scelte, perché il budget è in calo: cosa valorizzare e cosa ridimensionare farà la differenza. Sulla sanità siamo per la qualità e la sicurezza delle prestazioni, per questo va rafforzato il ruolo delll’ospedale di Bolzano. Più peseremo, più potere contrattuale avremo. Puntiamo a tre-quattro consiglieri».

La vostra campagna elettorale sembra andare in direzione opposta. Focalizzata su Bizzo e Tommasini, lancia il messaggio che l’obiettivo reale sia solo la vostra rielezione. «È vero che saremo i frontmen, ma non sempre e ovunque. Cornelia Brugger avrà un ruolo speciale nelle zone di lingua tedesca. Sarà lei a guidare la nostra pattuglia di candidati sudtirolesi. La giovane artigiana Ester Brunini avrà uno spazio in aree inedite. È nostro interesse essere più numerosi».

Sulla toponomastica avete votato la legge provinciale, ora impugnata, che nemmeno la Svp difende più.

«Va migliorata, e insieme. Spenti i riflettori degli accordi romani, le cose vanno risolte qui».

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