Tommasini: "Sulla toponomasticail Pd voterà no alla legge provinciale"

Il vicepresidente della giunta altoatesina: "Il Pd non è d’accordo sulla proposta del sondaggio per individuare i toponimi tedeschi e non la voterà. Non condividiamo la distinzione tra macro e micro toponomastica e l’utilizzo del censimento Astat"


Francesca Gonzato


BOLZANO. Parla il vicepresidente provinciale Christian Tommasini (Pd), che difende il tentativo di accordo Cai-Avs sollecitato dalla Provincia: «Se ce la facciamo, sarebbe la soluzione per evitare vincitori e vinti». Intanto si ripropone il tema caldo della legge Svp sulla toponomastica. Il ministro Fitto, dopo che lo ha fatto invano in settembre il Commissariato del governo, chiede alla Provincia di ripristinare il bilinguismo dei cartelli di montagna. Ma la Provincia ha passato la palla al Cai, oltre che all’Avs, una delle associazioni autrici della cancellazione dell’80% della segnaletica bilingue. Questo incarico è stato sollecitato da Tommasini, che lo rivendica di fronte alle critiche di chi ricorda che l’unico testo di riferimento in materia resta lo Statuto. Tommasini nei prossimi giorni riceverà la proposta del Cai. L’associazione ha anticipato che non accetterà la bozza di accordo proposta dall’assessore Berger con solo 3 mila toponimi bilingui in montagna. La contro-proposta ne conterrà almeno 6 mila.
Perché chiedere al Cai di farsi carico di un problema così delicato?
«Nessuno lo chiede».
Ma è il Cai che sta verificando sulle carte geografiche i toponimi utilizzati in italiano.
«Cai e Avs hanno un ruolo di tecnici, di chi sul territorio vive quotidianamente. Se riuscissero a trovare un accordo, sarebbe la soluzione preferibile, perché consentirebbe di allontanare le speculazioni ideologiche».
Il caso è stato aperto proprio da Avs e associazioni turistiche, che hanno installato cartelli monolingui. Non è logico che il governo chieda di rimediare a quella irregolarità?
«Ma in quale modo? Serve una base su cui decidere. Mancano pochi giorni, lasciamo lavorare il Cai serenamente».
Intanto Durnwalder ha ribadito che il gruppo Svp presenterà entro l’anno la legge sulla toponomastica, che contiene tra l’altro il “sondaggio” Astat nel caso di toponimi di cui sia dubbio l’uso effettivo di entrambi i gruppi. Qual è la sua posizione?
«Il Pd non è d’accordo su quella proposta e non la voterà. Non condividiamo la distinzione tra macro e micro toponomastica e l’utilizzo del censimento Astat».
Tornando ai cartelli sui sentieri, cosa pensa del richiamo del ministro Fitto?
«A Roma sapevano benissimo come ci stiamo muovendo e che manca ormai poco tempo. Le dichiarazioni hanno aggiunto pressione».
Il governo si è attivato dopo un anno in cui non è accaduto nulla.
«Vorrà dire che verrà il ministro a sistemare tutto. D’altronde il suo intervento è stato rivendicato dalla deputata Pdl Michaela Biancofiore».
L’assessore Berger sostiene che il problema non è ancora risolto perché il Cai ritarda la risposta.
«Anche Berger sa che il Cai ha ormai concluso».
Ma in montagna i cartelli devono essere bilingui?
«A parte i beni privati, tutto deve essere bilingue. Così impone lo statuto».
Lei dice che la soluzione è a un passo. Ma come è possibile, se Berger e Avs spingono per avere solo 3000 toponimi bilingui?
«Non è un problema quantitativo».
Come no? Fa differenza, se sul territorio si trovano 3000 o 10 mila nomi in italiano.
«Il problema è il metodo. Se il Cai arriva a una certa proposta in base a una verifica tecnica dei toponimi esistenti, ci si potrà confrontare. Anche se non sembra, l’Avs è consapevole del problema. Parliamo poi senza sapere come si muoveranno Procura e Corte dei Conti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità