L'intervista

Toni Serafini: «Vado in pensione, ma il mio cuore resta alla Uil» 

Dopo 16 anni e 4 mandati, lascia il segretario provinciale della Uil Toni Serafini. Il suo futuro? Qualche camminata in più in montagna senza l'incubo dell'orologio



BOLZANO. «Mi dispiace solo di non essere riuscito ad aprire una sede del sindacato a Brunico che ha un distretto industriale molto interessante». Con questo piccolo rimpianto, dopo sedici anni e quattro mandati, Toni Serafini, 68 anni, lascia la guida della Uil provinciale. Aveva già maturato gli anni per andare in pensione nel 2020, quando è scoppiata la pandemia, ma aveva deciso che bisognava restare. Adesso di emergenza ce n’è un’altra: si chiama guerra. Che rischia di diventare ancora più grave di quella che faticosamente ci stiamo lasciando alle spalle. Stavolta però non ci saranno ripensamenti.

E adesso cosa farà?

Farò qualche camminata in più in montagna senza l’incubo dell’orologio e potrò dedicarmi alla fotografia, che è una delle mie passioni. Sarò comunque sempre vicino al sindacato, ma come volontario. Sono iscritto dal 1974, impossibile recidere il cordone ombelicale.

Un pensierino alla politica non ce lo fa, lei che è stato assessore comunale all’urbanistica dal 1989 al 2000?

Me lo hanno chiesto più volte in questi anni, ma la risposta è sempre la stessa: no, grazie. La minestra riscaldata non mi piace.

La pandemia dal punto di vista sanitario sembra stia per finire: qual è il conto dei danni?

Pesantissimo. Dal punto di vista economico e, ancor a di più, sociale. Nella società si sono create fratture profonde. Mesi di isolamento hanno segnato in particolare gli anziani.

Adesso abbiamo una guerra alle porte.

Gli effetti, se non si riesce a fermarla prima possibile, potranno essere disastrosi in termini di perdite di vite umane, ma anche economici. Ho visto già qualche pensionato disperato davanti alle ultime bollette di luce e gas. E purtroppo dobbiamo aspettarci ulteriori aumenti.

Come si risolvono le carenze di personale che riguardano ormai molti settori in Alto Adige?

Cercando innanzitutto di risolvere il problema casa. I prezzi alle stelle finiscono per scoraggiare chi sarebbe interessato a trasferirsi qui.

Proposte?

Bisogna recuperare innanzitutto le vecchie abitazioni. È la strada più rapida. Non c’è tempo per aspettare l’areale ferroviario.

Il sindacato sta perdendo appeal rispetto al passato?

Assolutamente no. Nel lockdown i nostri uffici hanno lavorato anche di più che nei periodi normali. Il problema semmai è un altro.

Quale?

Trovare persone disposte ad avere un ruolo di responsabilità nel sindacato. Negli anni ’70-’80 era facile; oggi siamo più individualisti e abbiamo meno “fame”. A.M.













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