Topo nel latte: Bayernland ora pensa al sabotaggio

L’ad della sede di Vipiteno: «Vogliamo essere presenti alle analisi del roditore». Iil Nas di Treviso ha prelevato il cartone incriminato a Ponte nelle Alpi


di Massimiliano Bona e Stefano De Barba


VIPITENO. Ieri i carabinieri del Nas di Treviso si sono presentati a Ponte nelle Alpi, nel Bellunese, a casa della signora che lunedì aveva trovato un topo morto nel cartone del latte, per prelevare l’intero brick. «I militari dell’Arma - spiega Dietmar Bacher, amministratore delegato della Bayernland Italia, la ditta importatrice con sede a Vipiteno - ci hanno consegnato il verbale che conferma il sequestro ma ora abbiamo chiesto espressamente di essere presenti all’analisi del cartone prelevato dalla consumatrice, presumo assieme al roditore». La Bayernland Italia sa di essere nell’occhio del ciclone, ma ha studiato una serie di contromosse, partendo dal presupposto che il topo non può essere finito nel cartone di latte nello stabilimento produttivo di Schwäbisch Hall. «Abbiamo avuto le rassicurazioni che cercavamo - continua Bacher - dalla direzione generale di Tetrapak Germania, il nostro interlocutore per quanto attiene il confezionamento del prodotto. In secondo luogo se un roditore fosse finito davvero nel cartone da un litro nel giro di tre giorni al massimo la confezione si sarebbe dovuta gonfiare come un pallone e, quindi, esplodere. Noi abbiamo consegnato il latte al Sait, a Trento, il 16 agosto ma da quando il prodotto è uscito dallo stabilimento, in Germania, a quando è arrivato sugli scaffali del market di Alleghe sono passate 2 settimane. Ciò significa che il roditore non può essere finito nel latte in Germania».

La Bayernland ha chiesto (e ottenuto) di essere presente all’Istituto zooprofilattico quando saranno esaminati sia il latte che il roditore. «Potrebbe emergere - spiega Bacher - che il topo è morto ancora prima di finire nel latte. Ma per tirare le somme dobbiamo attendere l’esito delle analisi. Certo, allo stato attuale delle cose, l’ipotesi del sabotaggio è tra le più credibili».

L’azienda dell’Alta val d’Isarco, che ha 50 dipendenti (20 a Vipiteno e 30 a Verona) e un fatturato di 134,9 milioni, ha nominato anche un consulente legale, soprattutto a tutela della sua immagine. Le tesi del sabotaggio è stata avanzata, ieri, anche Patrizio Dal Ben, direttore della Cooperativa di San Vito a cui fa capo la coop di Alleghe, dove è stata acquistata la confezione: «La cliente dice che ha aperto il cartone, ha visto che il latte non usciva bene e ha allargato il buco, facendo uscire il corpo estraneo. Io non posso che crederle, ma non riesco a capire come possa essere accaduto. Potrei a questo punto ipotizzare un atto di sabotaggio nella fase di produzione. Il latte esce da apposite valvole ed è impossibile che passi un topo. Quindi mi viene da pensare, ma è solo una mia supposizione, che quel topo ce l'abbia messo qualcuno».

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