Torna il sindaco di maggio Ivan riparte da CasaPound

Dieci anni dopo l’architetto riprova la corsa: «Sono l’unico eletto senza la Svp» Dissolta l’unità del centrodestra: «Ho pagato abbastanza i loro errori»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. La sua medaglia Giovanni Ivan Benussi l’ha vinta e nessuno potrà strappargliela dal bavero. «Sono stato il primo sindaco di Bolzano eletto senza l’appoggio della Svp». Sindaco di maggio 2005 davanti a Salghetti per sette voti. Poi quel sogno si ruppe, perché in consiglio comunale «Ivan» non riuscì a trovare una maggioranza. In novembre, nuove elezioni e inizio dell’èra Spagnolli, a braccetto con la Svp al primo turno. Visto con gli occhi di oggi, Benussi l’architetto costruì una sorta di capolavoro: unire il centrodestra altoatesino, dalla Lega a Unitalia, passando per Forza Italia (Biancofiore) e An (Holzmann). Benussi ora ci riprova. Si candida sindaco, sfoggia un nuovo pizzetto, abbronzatura, e la tendenza a parlare di sé in terza persona. «I partiti avevano paura che si candidasse Benussi, perché avrebbe squarciato il velo sulle cose che nessuno ha il coraggio di dire». Al suo fianco nel 2015 Benussi ha solo CasaPound e qualche fuoriuscito di Unitalia, come Luigi Schiatti, che corre nella Lista Benussi. Un altro blocco di centrodestra ha preferito candidare Alessandro Urzì, la Lega schiera Carlo Vettori. Benussi assicura che di partiti ne ha avuto abbastanza. La storia della volpe e dell’uva? Motivi per diffidare ne ha. È il primo a sapere quanto gli è costata la scorribanda di alcuni «miei democratici alleati» il giorno della vittoria di maggio su e giù per le scale del municipio, dentro e fuori dagli uffici, al grido di «adesso ci siamo noi». Elmar Pichler Rolle, vicesindaco Svp, promise gelido: «Questa la pagherete». Così fu, sei mesi più tardi. È per questo, assicura ora Benussi, che nei giorni scorsi ha preso le distanze da CasaPound, frattura poi sanata in un’altalena di precisazioni e smentite. «Quella mattina su facebook lessi che un militante di CasaPound scriveva “con Benussi ci riprendiamo il Comune”. Eh no, basta con queste storie. Ho pagato già abbastanza». Ieri in Comune presentazione di candidati e programma di Lista Benussi (capolista Andrea Marcolini) e CasaPound (capolista Maurizio Puglisi Ghizzi).

Nessun problema per il pestaggio dei militanti di sinistra che avrebbe avuto come protagonisti alcuni simpatizzanti di CasaPound? «Mi chiedete solo di CasaPound, parlate solo di CasaPound. Tra l’altro quel presunto pestaggio sarebbe arrivato subito dopo l’annuncio della mia candidatura. Strano, no? Comunque di CasaPound mi interessava solo una cosa: che mi appoggiasse per il mio programma, perché lo ha letto e l’ha capito, non perché cerca visibilità o riabilitazione. Il programma, chiaro?», Benussi si infervora, mostra i fogli, si commuove, «sono felice se qualcuno si muove in politica “per” e non “contro”. Siamo grandi come un quartiere di Roma, dopo la chiusura del Pacchetto l’Alto Adige non conta più nulla per la politica nazionale. Votiamo per le amministrative, valgono solo le idee per fare stare bene i cittadini. Potevo essere sindaco, ma la legge elettorale prevede un ballottaggio che non serve a nulla, senza premio di maggioranza. È una legge su misura della Svp, perché il capoluogo “italiano” non possa essere mai governato senza l’appoggio della Stella alpina». Puglisi Ghizzi annuisce: «Ci hanno contattato in tanti, ma parlavano solo di simboli e posti in lista. Nessuno ci ha parlato di programma. Quello di Ivan è il migliore, perché è sociale, come noi». Benussi: «Mi piace una città sociale e sussidiaria. Abbiamo rovinato Bolzano perché non siamo più capaci di usare la fantasia». Pensa a un Comune che offra gratis ai proprietari il cambio di destinazione d’uso di 500 uffici sfitti per trasformarli in appartamenti: «Si può pensare ad affitti calmierati, con il Comune che garantisce per gli inquilini. Sono volontario da una vita, non mi piace la guerra tra poveri che si scatena contro gli immigrati per le agevolazioni che ricevono e da cui i “locali” sono esclusi». Da tecnico denuncia ciò che gli sembra il peccato originario di Bolzano: «Da dieci anni siamo senza piano regolatore, che è una legge, a differenza del masterplan: i progetti vanno realizzati per il bene dei cittadini, non dei finanzieri». E Benussi? «Benussi è tornato».

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