Tra Storia e Lingue la via bolzanina a una nuova facoltà 

Di Michele e la sfida del rettore: «L’Alto Adige nasce da vicende complesse, studiarle in casa sarebbe utile a tutti»


di Paolo Campostrini


BOLZANO. "La storia all'università di Bolzano? Una grande sfida. Ho l'impressione che il rettore ci creda. Ma pure che voglia studiare con attenzione le compatibilità: costi, numero di potenziali iscritti, finanziamenti...".

Andrea Di Michele guarda dall'interno questa sfida.

Storico, autore di libri che hanno coperto vuoti nella messa a punto delle nostre vicende più complesse, soprattutto tra le due guerre, è infatti ricercatore presso il Centro di competenza di storia regionale che opera all'interno della Lub attraverso accordi triennali. Ma che sono in scadenza: ecco la ragione dei nuovi orizzonti aperti da Paolo Lugli. Vale a dire il desiderio di tenersi strette le competenze fin qui sviluppate, di non disperderle e farne materia di insegnamento e di ulteriore ricerca. Attraverso la costruzione di una nuova facoltà.

Perchè il problema di questa provincia è anche essere il prodotto di una storia complessa e per certi versi unica anche sul piano giuridico o diplomatico, ma di non avere in casa gli strumenti per studiarla, no?

"Infatti spesso la studiano fuori di qui. Ma non è la stessa cosa. Posso pensare che un ateneo che abbia al suo interno le forze per farlo darebbe un contributo alla società e alla politica, in termini di conoscenza. Penso agli studi statutari, ai fondi d'archivio sia comunali che provinciali, alle vicende che ci hanno interessato e che hanno ancora una pubblicistica molto limitata rispetto ai vari livelli in cui la nostra storia si è dipanata".

Ma tutto questo costa.

"Probabilmente molto. Ma non è solo questo il tema per l'Università. E il rettore lo ha molto chiaro. Bolzano non dovrebbe creare un doppione con Trento e Innsbruck. E avere in prospettiva un bacino di iscritti capace di aumentare l'attrattività dell'ateneo nel suo complesso".

Come si evita di sovrapporsi con Trento e Innsbruck?

"Creando qualcosa che non c'è ancora. O che gli altri hanno in misura minore".

Viene in mente la collocazione sul confine. Anche linguistico. Servirebbe partire da qui?

"Il rettore è uno studioso multilingue, ha fatto grandi esperienze anche in Germania, immagino che intendesse proprio questo: mettere in comunicazione le lingue e la linguistica con la storia e la società".

É questo che sta al fondo di una facoltà di scienze culturali? "La base è la multidisciplinarità oltrechè che il multilinguismo. E su questo si potrebbero già adesso immaginare delle sinergie. A Scienze della Formazione, ad esempio, l'università ha sociologi e antropologi molto preparati. E alcuni di loro magari ambirebbero non solo a formare maestri di base ma anche a fare ricerca di base, a insegnare su altri livelli".

E poi c'è l'Eurac, che già esegue ricerche in quest'ambito...

"Ma che non fa insegnamento. Questo sarebbe, immagino, il passaggio per mettere insieme le istituzioni. Creare nuove sinergie tra l'esistente e farlo comunicare di più in un luogo capace di coordinare studi, insegnamento, pubblicazioni . Il luogo sarebbe una nuova facoltà".

Ma questa operazione ha comunque dei costi...

"Lo ha detto con chiarezza il rettore: capire bene il target della nuova facoltà, individuare i potenziali interessati, offrire un "prodotto" che non c'è sul mercato. Se Bolzano sfrutta lingue e collocazione territoriale l'identità è meno difficile da costruire. Se poi questo avviene, penso che la Provincia abbia tutto l'interesse a finanziare un'impresa che accrescerebbe la qualità, già molto alta, della Lub".















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