Tre primari fanno ricorso al Tar sulla certificazione oncologica

Il timore dei medici è che si arrivi alla chiusura, nel medio-lungo periodo, di tutti gli ospedali periferici: «In questo modo viene limitato l’esercizio della professione». L’udienza è stata fissata per il 23 aprile


di Orfeo Donatini


BOZANO. La certificazione oncologica nelle strutture ospedaliere altoatesine, portata ad esempio in campo nazionale, viene “impallinata” da tre primari periferici che hanno impugnato davanti al Tribunale amministrativo le scelte fatte in tal senso prima della giunta provinciale e poi dell'Asl.

Nei giorni scorsi infatti alla Provincia e alla direzione dell'Asl è stato notificato un ricorso amministrativo da parte dello studio legale Kritzinger e Baldessari di Bolzano per contro dei primari di chirurgia generale dell’ospedale di Vipiteno Robert Pfitscher, di San Candido Johann Steiner e di Silandro Peter Georg Stecher: tutti e tre compatti nel contestatare sia merito che procedure seguite per introdurre la certificazione oncologica che scatterà nella sanità alotroatesina con il prossimo anno. Il modello elaborato dal capo del dipartimento Florian Zerzer, dal coordinatore del progetto Luca Armanaschi e dal primario di ginecologia e ostetricia dell’ospedale di Merano Herbert Heidegger, giusto l'altro giorno è stato presentato a Roma all'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali dove è stata espressa la convinzione che la certificazione per il trattamento delle malattie tumorali sia «senza alternativa, anche se, a causa di taluni effetti giudicati "penalizzanti", incontra forti resistenze. Lì dove un determinato intervento oncologico viene effettuato con maggiore frequenza, diminuisce la possibilità di eventuali complicazioni. Calano anche le recidive tumorali - ha sottolineato Fulvio Moirano, direttore di Agenas, così come poi Ferdinando Cafiero dell'Istituto nazionale per la ricerca sul cancro ha evidenziato «quanto sia importante certificare i percorsi di terapia e cura e sottoporli a rigidi standard di qualità per garantire la miglior cura possibile».

Ma un simile giudizio positivo non ha suscitato il minimo dubbio nei tre primari altoatesini che, al contrario, hanno lanciato la loro sfida all'assessore Richard Theiner e al direttore generale dell'Asl Andreas Fabi chiedendo l'immediata sospensiva delle delibere che hanno introdotto la certificazione oncologica destinata a limitare l'attività chirurgica negli ospedali di Bolzano, Merano, Bressanone e Brunico dove già esiste una casistica significativa: in estrema sintesi i tre sanitari lamentano «un'oggettiva limitazione all’esercizio della loro attività professionale» con il «rischio che ciò sia solo l'anticamera della chiusura delle strutture ospedaliere periferiche», senza contare che contestano anche le procedure seguite: «Dovrebbe spettare ad un più organico piano sanitario, e quindi al consiglio provinciale, adottare simili scelte e non ad una semplice delibera».

In sede di direzione generale dell'Asl non si vuole commentare l'iniziativa giudiziaria dei tre dirigenti della periferia, ma l'irritazione è palpabile. Del resto, va sottolineato che se un simile comportamento si fosse verificato in una qualunque struttura aziendale privata, i tre primari sarebbero già stati invitati a dimettersi. Di certo si tratta di un'iniziativa clamorosa destinata ad innescare anche una raffica di strumentalizzazioni politiche posto che da più parti viene anche valutata come un vero e proprio “siluro” nei confronti di Theiner.

Insomma quello che sembrava il primo, per quanto piccolo, passo per una riforma clinica della sanità altoatesina ora viene messo sotto accusa. L'udienza davanti ai giudici del Tar di Bolzano è già stata fissata per martedì 23 aprile.

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