Truffa da 30 milioni Arrestato monsignore

L’alto prelato Benvenuti prometteva investimenti e poi riciclava il denaro Trecento le vittime, decisiva la denuncia di una ex suora della Val Badia


di Alan Conti


BOLZANO. Hanno rastrellato trenta milioni di euro sfruttando la credibilità del clero e li hanno poi polverizzati in una galassia di società satellite per ricavarne stipendi da sogno, ville e una vita nel lusso. Una truffa scoperta grazie al senso civico di Agnese Colz, ex suora dell'ordine della Santa Croce di via Verdi a Merano, orginaria della val Badia dove oggi risiede. La sua denuncia alla compagnia della Guardia di finanza di Brunico comandata da Alessandra Faietti ha portato ad una serie di controlli su movimenti bancari, transazioni e investimenti che ha inchiodato monsignor Patrizio Benvenuti. L’alto prelato, 64 anni, origini argentine, è residente alle Isole Canarie ed è domiciliato tra Genova e Piombino (Livorno), assieme al faccendiere francese Christian Ventisette, 54 anni, ora latitante probabilmente in Corsica. Un a truffa internazionale che arriva fino alla casa reale del Lussemburgo. Altro protagonista di questa truffa colossale, infatti, è il barone belga De Fierlant Dorme, indagato dalla Procura di Bolzano, che presiedeva la societa Kepha Invest in Belgio. Sarebbe stato lui a coinvolgere, forse a sua insaputa, nella società truffaldina, la principessa Stephanie De Lannoy, moglie del Principe Guglielmo, erede al trono del Lussemburgo. A svelarlo sarebbe stato lo stesso monsignor Benvenuti durante un interrogatorio.

LA TRUFFA, Ma com’è stata ideata questa truffa milionaria? Nel 1997 Benvenuti fonda Kepha Onlus, una fondazione che si occupa di investimenti con una particolare attenzione all'aspetto umanitario, con la costruzione di scuole e edifici pubblici nei Paesi disagiati. Nel 2007 nasce anche la Kepha Invest in Belgio per seguire la parte finanziaria del denaro raccolto con la Onlus. È a questo punto che si comincia a pensare a un prodotto di investimento chiamato “Bulletin” che veniva rilasciato all'investitore con promesse di interesse tra il 6 e il 7% supportate da fideiussioni che fungevano da garanzia. Nel 2010, dunque, l'assetto dell'investimento immobiliare e finanziario diventa il core business (l'aspetto sociale, seppur sempre presente di facciata, comincia a sparire). I primi anni procedono con la distribuzione degli interessi agli investitori, rafforzandone la fiducia. Dal 2014, però, il flusso termina. Diversi sostenitori di Kepha cominciano a pretendere la restituzione delle garanzie, ma Benvenuti si dichiara incapiente. Nel frattempo, però, Agnese Colz si rivolge ai finanzieri altoatesini.

L’EX SUORA. Le Fiamme Gialle scoprono, così, che Agnese Colz risultava amministratrice di un «trust» di nome Opus che rappresentava una delle decine di “scatole” attraverso le quali passava il denaro per essere riciclato. Di fatto una prestanome operativa solo formalmente. Ogni singolo investimento ricevuto da Kepha, infatti, veniva spacchettato in somme più piccole (da 3.000 a 300 mila euro, a volte anche importi superiori) e dirottato su varie società finanziarie, di investimento o strettamente immobiliari. Come Opus, appunto. Di questo si occupava in modo certosino Ventisette capace di muoversi sul panorama internazionale aprendo decine di attività negli Stati Uniti (quasi tutte affidate all'avvocato Matteo Cornali, romano), in Francia, Belgio, Lussemburgo e Svizzera. Lui stesso, residente a Roma, fonda la Icre srl con sede in Lussemburgo e l'Estate Mare a La Spezia.

Tutte si focalizzano sull'immobiliare investendo con i risparmi dei truffati. In tutta questa galassia vengono coinvolte nove persone, tutte accusate di associazione a delinquere (per Benvenuti e Ventisette si aggiunge pure il riciclaggio). Gli altri accusati sono Pandolfo Pandolfi, Dormer Christophe De Ferlant, Pierre Paul Filippi, Vincent Francus Marc Waterlot, Benetrix Etienne e Fabio Pompei. Il totale di soldi incamerati è pari a 30 milioni di euro e i truffati sono oltre 300, in larga parte facoltosi anziani del Belgio ma anche alcuni altoatesini.

Persone che restavano affascinate dagli agganci in Vaticano che Benvenuti garantiva o millantava. Il monsignore, oggi in pensione, è stato membro del tribunale ecclesiastico nella Santa Sede e secondo cappellano militare presso la scuola gestita dalla marina militare a Chiavari. Il lavoro svolto dai finanzieri è stato certosino.

LE VILLE«Perquisizioni, sequestri, analisi di conti, intercettazioni telematiche e rogatorie internazionali – conferma Faietti – grazie anche al sostegno di Eurojust a L'Aja». Per Benvenuti sono scattati gli arresti domiciliari a Genova mentre per Ventisette è stato spiccato un mandato d'arresto europeo. Contestualmente è partita una fitta operazione di sequestro di beni mobili e immobili per un totale di 15 milioni di euro (secondo valore catastale, ma sul mercato questa cifra potrebbe crescere). Tra questi una villa costruita nel 1465 a Piombino (Livorno) di grande lusso del valore di 8 milioni di euro e di proprietà di Kepha. Villa Vittoria era, di fatto, la residenza del prelato. Sempre di Kepha il sito archeologico Cam di Triscina di Selinunte a Trapani da 850 mila euro mentre un immobile a Poggio Catino (Rieti) da 530 mila euro e dei terreni a Poppi (Arezzo) sono riconducibili a Icre di Ventisette. Sigilli anche alla sua villa in Corsica e a un complesso con decine di unità immobiliari a La Spezia proprietà di Estate Mare. Prelevati dai conti correnti 161.191 euro.

L’AUTODIFESA. Nella serata di ieri è stata diramata dal «Comitato di sostegno internazionale a don Patrizio Benvenuti» una nota in cui il monsiglore si difenDe: «Questa ordinanza - scrive – è una colluvie di menzogne che, guarda caso, ricadono puntualmente su di me; molte verità, ma talmente mischiate a bugie e falsità da perdere la globale visione della realtà dei fatti». Benvenuti afferma di «non aver mai indotto alcuno a versare ingenti capitali e di non aver mai promesso profitti». Lui stesso sarebbe stato raggirato e tradito. Dice di aver assecondato Ventisette, «perchè avevo totale stima e fiducia di lui». Il prelato ammette che una sua collaboratrice, ha sottoscritto due atti costitutivi, «ma esclusivamente su intervento di Ventisette». Il sacerdote smentisce, infine, di aver mai ricevuto denaro in contante dal finanziere.

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