Tutti i pericoli delle ciclabili bolzanine 

Punti caldi: rotonda di via Volta, discesa da ponte Roma, sopra e sotto ponte Palermo. Il caso irrisolto di via Vittorio Veneto


di Davide Pasquali


BOLZANO. Lo scontro dell’altro giorno fra due ciclisti sul Lungoisarco è solo l’ultimo incidente in ordine di tempo, che riporta all’attenzione la sicurezza sui pedali. Perché la nostra città è molto più a misura di bici di tante altre realtà, ma i pericoli di certo non mancano. Per via delle manchevolezze progettuali e costruttive, della scarsa attenzione da parte di autisti e motociclisti, ma anche dell’imprudenza degli stessi ciclisti.

Ecco qualche esempio: in via Claudia Augusta, come in via Da Vinci, la ciclabile compie diverse curve in corrispondenza delle intersezioni con le vie laterali, ma pochi ciclisti rallentano e curvano, i più tirano diritti. Come in troppi, ciclisti e automobilisti, all’attraversamento ciclabile alla rotonda di via Volta non rallentano, e così è il festival dei ciclisti gambe all’aria: innumerevoli incidenti, altrettanti feriti anche seri. Scendendo da ponte Roma, troppe bici corrono e poi tagliano la strada alle auto; c’è già scappato il morto; difficile installare un semaforo su chiamata, rallenterebbe troppo bus e auto; forse, però, sarebbe utile un dosso rallentatraffico, stavolta per bici. Per non parlare dei sottopassi del Lungoisarco, come sotto ponte Palermo: ciclisti di fretta, ciclisti elettrici e cicloamatori tagliano le curve, invadendo la corsia opposta a gran velocità. Ma non sono solo i ciclisti a sbagliare, assumendo comportamenti scorretti. E non sono solo auto e moto a sbagliare, anche se di certo, almeno nelle rotatorie e nelle strettoie, dovrebbero tener conto che la precedenza sta appunto a chi precede, anche se in sella a una bici. C’è però da considerare anche la progettazione manchevole. Ecco alcune perle: in viale Druso, bellissima nuova ciclopedonale, peccato che si interrompa bruscamente contro l’edificio Anas, coi ciclisti costretti in un senso a scendere nel bel mezzo della corsia bus e nell’altro a percorrere uno strettissimo marciapiedi. In via Vittorio Veneto si rischia centinaia di volte al giorno lo scontro fra bici o tra bici e pedoni, perché la pensilina del bus è piazzata bella in mezzo, così da occludere completamente la vista: se vieni da piazza Gries non vedi chi arriva dall’ospedale e viceversa. E poi ci sono le fermate bus di corso Libertà, con decine di persone in mezzo alla ciclabile in attesa di Sasa e Sad. E poi ci sono le grate metalliche di piazza Ziller (ex Fiera), dove, quando piove, si rischia l’osso del collo.

Si potrebbe continuare a lungo, e invece no, chiudiamo così, citando il caso più eclatante: la via Vittorio Veneto, sia davanti al Grieserhof, il più incomprensibile incrocio del mondo, sia nel tratto terminale verso piazza Gries. Non c’è neanche da dire: cari tecnici, fate qualcosa prima che ci scappi il morto. C’è già stato. Ma il Comune non trova il coraggio di fare cinque espropri. Almeno questo, invece, il Comune deve farlo, subito: controlli serrati ai mezzi pesanti del cantiere Benko in via Fucine. I vigili si facciano un giro, magari in bici, e capiranno.













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