Tutto sulle pensioni Luisa Gnecchi va in libreria

La deputata firma un saggio insieme a Cesare Damiano «Resto nel Pd proprio per finire il lavoro sulla previdenza»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Prima il lavoro all’Inps, poi il sindacato e la politica. Luisa Gnecchi è (anche) la «signora» delle pensioni. Prima a Bolzano, ora a Roma, capogruppo del Pd nella commissione lavoro della Camera. Proseguire il lavoro sulla previdenza in commissione è il motivo dichiarato della permanenza di Luisa Gnecchi nel Pd renziano. La passione per l’argomento è diventata un libro. Uscirà il 6 maggio «Pensioni: la riduzione del danno. Problemi sociali e soluzioni legislative dopo i governi Berlusconi e Monti», il saggio firmato da Luisa Gnecchi con Cesare Damiano, l’ex ministro, ora presidente della Commissione lavoro. Il libro racconta il sistema previdenziale italiano, da un excursus delle origini, alle riforme del periodo 1992-2007, per arrivare al cuore del testo, le «controriforme dell’ultimo governo Berlusconi» e la manovra Monti-Fornero, con la crisi, tra l’altro, degli esodati. Il libro offre anche alcune proposte di riforma del sistema.

Perché questo libro?

«Ci rendiamo conto che le persone non capiscono le difficoltà di fare le riforme. Tutti ormai ammettono che la riforma Fornero è stata troppo pesante e che le donne sono in credito, ma cambiare è difficile. In primo luogo perché mancano le risorse e perché l’Inps dovrebbe collaborare fornendo i dati precisi, invece non è così. C’è un capitolo contro l’Inps».

Lei vi ha lavorato per anni.

«Era il mio orgoglio. Ora mi sembra che l’Inps sia fatta apposta per creare problemi. Lo vediamo anche in Alto Adige. C’è la legge provinciale sulla staffetta generazionale: l’Inps non collabora. C’è la vicenda di CasaClima e altre società provinciali: ancora non è chiaro se i contributi vadano versati all’Inps o all’Inpdap. Le amministrazioni si muovono in ordine sparso».

A chi è rivolto il suo libro?

«A tutti. Non è un saggio solo per addetti ai lavori».

Quale sarebbe il primo passo per mettere mano al sistema previdenziale?

«Varare un testo unico: è il modo per mettere in luce le contraddizioni. Ho iniziato l’ultima legislatura sperando di poter fare molto per correggere la manovra Fornero e sanare altri problemi. Abbiamo portato a casa il provvedimento sulle ricongiunzioni onerose e garantito a 170 mila persone di andare in pensione con le regole pre-Fornero. Altro non si è riusciti a fare: non c’era un vero governo di centrosinistra, non c’era Bersani...».

Resterà nel Pd fino alle elezioni o uscirà prima?

«Resto al mio posto e sarò relatrice del Def. Certo, sono scomoda. O stai con Renzi o non sei nessuno. E a Bolzano, con due dipendenti in casa integrazione, gli avversari Bizzo e Tommasini si trovano d’accordo su una cosa sola: proporre la riduzione del contributo al partito dal 18 al 15%. Cosa ho da spartire con gente così?».

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